Fisica ...tra Scienza e Mistero (Universo,Energia,Mente e Materia)
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 Reincarnazione.

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Fausto
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MessaggioTitolo: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeLun Ott 15, 2007 12:31 pm

Questa sera su Rai Due Roberto Giacobbe in "Woyager" ore 21,05 incontra a Glasgow la madre di un bambino di 6 anni ,che, da quando aveva due anni, descrive una vita passata su un'isola scozzare.
Con l'ipnosi regressiva parrebbe possibile rivivere le esperienze delle vite passate.
Io l'ho applicata su amici ed è ho avuto delle esperienze veramente sconcertanti del tipo di quelle discritte dallo psichiatra Brian Weiss(molte vite - molti maestri" ; " molte vite un solo amore " (1) e dal dott Bona dell' L’AIIRe,
L’AIIRe, Associazione Italiana Ipnosi Regressiva è costituita da medici o psicologi psicoterapeuti e persone interessate alla divulgazione dell’ipnosi e dell’ipnosi regressiva. L’Associazione culturale A.I.I.Re è stata formata con l’intento di far conoscere l’ipnosi e l’ipnosi regressiva vedi:
http://www.ipnosiregressiva.it/

Pier

(1)Brian Weiss è un rinnomato psichiatra americano nonchè professore universitario al quale è capitato qualcosa di davvero singolare. Tutto incominciò quando nel corso di una normale seduta con una paziente che non ne voleva sapere di risolvere alcune sue problematiche nemmeno sotto ipnosi, la ragazza iniziò a parlargli di un accadimento probabilmente sepolto in una delle parti + remote della sua mente (o della sua anima?). Lei iniziò a raccontare un esperienza vissuta tanti anni prima, nella sua infanzia??? no, ancora prima, la vicenda vissuta nell'antico egitto risaliva era addirittura antecedente alla nascita di Cristo! Weiss rimase davvero sbalordito dell'accaduto, in quanto uomo di scienza non aveva mai preso in considerazioni certe ipotesi, nn aveva mai immaginato potesse esistere il fenomeno della reincarnazione ma la cosa che più lo impressionò era che finalmente la paziente stava davvero guarendo. E qui permettetemi una riflessione prettamente etica, parafrasando lo stesso Weiss in un altro suo libro, in questi casi non importa cercare la verità, non importa se si trattino solo di illusioni o se davvero sono ricordi vissuti in un altra vita, quel che conta è che son stati davvero tanti i casi di pazienti non curabili con le terapie convenzionali che sono guariti con la regressione.
Il libro "molte vite un solo amore" è a mio avviso il migliore, il più leggibile tra le opere di Brian Weiss, l'ho riletto parecchie volte, ed ho spesso avuto la sensazione che potrebbe benissimo diventare un film. Gli altri libri dello stesso autore a volte scendono nel ridicolo secondo me quando narrano diipotetici messaggi mandati allo psichiatra attraverso la voce delle sue pazienti da parte di pseudo-maestri dell'aldilà che gli comunicano queal'è la sua missione sulla terra etc... insomma sono abbastanza razionale pure io e queste mi sembrano aspetti davvero allucinanti.

Il libro in questione non narra di come Weiss ha scoperto questi "poteri" ne racconta storie di pazienti qualunque [per questi aspetti ci sono altri libri dello stesso autore "molte vite olti maestri", "messaggi dai maestri" ed il primo "oltre le porte del tempo"], "molte vite un solo amore" racconta di questi 2 pazienti del dott. Weiss, 2 perfetti sconosciuti Pedro ed Elizabeth persone caratterialmente diverse e con esistenze fra di loro completamente differenti.
Personalmente non credo sia il caso di raccontare tutta la vicenda, col rischio poi di rovinare la sorpresa a coloro che magari incuriositi da questa presentazione volessero cimentarsi alla lettura del libro, ma suggerisco che vale la pena leggerlo sia che crediate alla reincarnazione si che siate scettici perchè innanzitutto è scritto davvero bene, molto scorrevole e per nulla pesante (e qui non so se il merito sia di weiss o del traduttore italiano!!) la storia è certamente avvicente pagina dopo pagina non vorrete mai fermarvi curiosi di sapere l'evolversi della vicenda percui per gli scettici potrebbe comunque essere un buon romanzo d'amore o un ottimo racconto fantascwentifico, per chi scettico non è offre notevol spunti di riflessione. Può eventualmente dar spiegazioni a certi rapporti deleteri o a certi incontri che sembrano generati dal caso da cui nasce fin da subito una certa inspiegabile intesa. Leggete il libro, divertitevi, appassionatevi ed al prossimo litigio con partner o parenti vari non disperatevi..potrebbero essere solo dei conti in sospeso da secoli e secoli e secoli e secoli e secoli e sec........
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMar Ott 30, 2007 10:51 pm

Fonte: http://www.mistic.it/albanoelisa/reincarnarsi.htm

Se l'idea della reincarnazione, fino a ieri apparteneva quasi esclusivamente al mondo della filosofia orientale, oggi sta allargando i suoi orizzonti, grazie anche alle ricerche e alle scoperte di eminenti studiosi occidentali nel campo della medicina e della psicologia. Primi fra tutti, gli psichiatri Ian Stevenson e Brian Weiss, e poi, la giornalista e terapeuta

Manuela Pompas e molti altri ancora. Ma prima di entrare nel vivo dell'argomento reincarnazione risulterà utile spendere qualche parola ancora sugli eventuali percorsi intermedi che l'anima effettua tra un'esistenza e l'altra.
Nell'articolo precedente avevamo concluso chiedendoci se, dando per scontato la sopravvivenza dell'anima dopo la morte del corpo fisico, era lecito ipotizzare un'unica esistenza per l'individuo, oppure un'evoluzione spirituale che necessiti di più vite per il raggiungimento della perfezione. Sembra abbastanza verosimile ipotizzare che nel momento in cui l'anima abbandona l'involucro fisico, continui a sopravvivere per un certo periodo, impossibile da stabilire con i comuni parametri umani, in una dimensione dove gli è possibile continuare a crescere e ad apprendere, elevandosi verso livelli di spirituaità sempre più alti. E lì dove la coscienza individuale non è ancora in garado di raggiungere una perfezione tale da permettergli l'interruzione del ciclo delle rinascite, si prepara per la prossima incarnazione.
Durante questa fase, l'anima tende a purificarsi e a sfrondarsi del forte e inevitabile legame che aveva instaurato con la realtà contingente della sua ultima esistenza, tuttavia, non perde il proprio bagaglio esperenziale accumulato nei secoli. Bagaglio che, nella seguente incarnazione, potrebbe emergere in più circostanze e con modalità diverse.
Ciò risulta tanto più vero e facile per coloro la cui la morte è avvenuta precocemente e/o in modo violento. Si può ipotizzare per costoro che, la fase intermedia, sia breve e l'anima tenda a reincarnarsi velocemente per poter completare il cammino bruscamente interrotto, senza avere il "tempo" di annullare adeguatamente la sua vecchia memoria storica. In questi casi, accade, che l'anima o la coscienza individuale, anche se ormai, appartenente ad un nuovo corpo, riporti a galla vissuti, disagi, comportamenti e tendenze della sua vita precedente. Questo si verifica soprattutto nei primi anni di vita, quando i condizionamenti della nuova realtà contestuale non sono ancora così forti da influire sulla personalità in formazione. Infatti, è proprio dal mondo dell'infanzia che proviene il più ricco e credibile materiale sulla reincarnazione.

Uno dei primi studi ampli e documentati in tal senso, è stato quello dello psichiatra Ian Stevenson, professore presso l'Università della Virginia a Charlottsville. Il suo interesse per soggetti, soprattutto di tenera età, che ricordano altre vite, dura ormai da più di trent'anni ed ebbe inizio nel momento in cui, l'insorgere di determinate paure, fobie o atteggiamenti insoliti e attitudini, in alcuni bambini, tenuti in cura da lui, non trovavano la loro ragion d'essere nel breve percorso di vita che li riguardava, tanto meno nel contesto familiare di cui facevano parte. Inoltre, Stevenson, si accorse che proprio questi fanciulli, spontaneamente, riuscivano a dare una spiegazione plausibile ai loro comportamenti, addebitandoli, senza remore, ad una epoca passata in cui erano stati qualcun altro e avevano subito traumi di notevole entità o vissuto esistenze particolari.
L'atteggiamento iniziale di forte scetticismo, di Ian Stevenson, di fronte a un'ipotesi reincarnazionista, cedette gradualmente il posto a una maggiore attenzione e apertura verso questa direzione. Il dottor Stevenson, nella sua lunga carriera ha studiato e documentato più di duemila casi di bambini che dichiaravano di aver vissuto precedentemente e ciascuno di loro veniva seguito per per moltissimi anni. Il medico, si rese conto che i bambini, spesso, tendevano a dare riferimenti precisi riguardo alla loro vita precedente e ad effettuare riconoscimenti di genitori, parenti e qualche volta congiunti abbandonati precocemente a causa della disgrazia che aveva provocato la loro morte.

Il caso Gopal Gupta1 è abbastanza significativo. Gopal, nacque in India nel 1956 in una modesta famiglia borghese e appena cominciò ad avere l'uso della parola si ribellò a un ordine del padre, dichiarando di essere un Sharma, un membro cioè della casta dei Bramini e quindi in quanto tale, abituato egli stesso a comandare e ad avere sotto di sé numerosa servitù. Da quel momento in poi, Gopal cominciò a raccontare una serie di dettagli riguardanti la sua vita precedente in qualità di Bramino. Riferì di essere nato a Mathura, una città a 160 chilometri da Delhi, di essere stato dirigente di una compagnia farmaceutica la Suck Shancharak e di aver abitato in una grande casa con una moglie e due figli. Ma il particolare più raccapricciante riguardava la sua morte. Disse di essere stato ucciso dal fratello per una questione d'interessi.
Le dichiarazioni del bambino non suscitarono particolare interesse nei genitori, fino a quando il padre, nel 1964, non si trovò casualmente a passare proprio dalla città di Mathura e vi trovò la compagnia farmaceutica di cui aveva parlato il figlio. Incuriosito, andò a parlare con il direttore della Suck Shancharak e scoprì che realmente, alcuni anni prima, uno dei proprietari della compagnia aveva sparato al fratello, di nome Shaktipal Sharma. In seguito, i coniugi Gupta, insieme al figlio si recarono a far visita alla famiglia Sharma e in questa occasione Gopal riconobbe oltre i luoghi anche numerosi membri della famiglia e rivelò particolari sconcertanti riguardanti sia gli interessi economici che ruotavano intorno alla Suck Shancharak che quelli relativi alla propria morte che potevano essere conosciuti solo dal vero Shaktipal Sharma ucciso.

Stevenson seguì attentamente il caso Gopal dal 1969 al 1974, anno in cui l'ormai adolescente Gopal iniziò a perdere il suo "snobismo" e si adeguò gradualmente al contesto familiare di appartenenza, sicuramente più modesto.
Altri elementi rilevati in molti dei casi studiati dal dottor Stevenson, e che farebbero propendere per un'ipotesi reincarnazionista, sono i cosiddetti "segni di nascita". Con questo termine s'intende riferirsi a macchie e segni presenti su di un corpo e molto simili a cicatrici ma che in realtà non corrisponderebbero a ferite realmente ricevute. In genere, invece, fanno da riscontro a rievocazioni di esistenze passate, nelle quali il soggetto dichiara di essere deceduto in modo violento a causa di qualche corpo infertogli.
In tal senso, un caso tipico analizzato da Stevenson è quello di Gillian e Gennifer Pollock(2), due gemelle nate nel 1958 e che all'età di due anni cominciarono a fare numerose affermazioni riguardo a una loro vita precedente, vissuta sempre all'interno di quella famiglia e ancora una volta in qualità di sorelle.
In realtà, i coniugi Pollock, un anno prima della nascita delle due gemelle, avevano perso due figlie, Joanna e Jacqueline, rispettivamente di undici e sei anni. Le due sorelline erano state investite contemporaneamente da un pirata della strada. Fatto che rese credibile le dichiarazioni delle due bambine fu la constatazione sul corpo di Jennifer di due segni, corrispondenti, sia per forma che per posizione, a cicatrici reali possedute da una delle due sorelle morta in precedenza. Inoltre, sia Gillian che Jennifer mostravano di conoscere particolari della vita e delle abitudini delle due sorelle decedute che non avrebbero potuto apprendere in alcun modo nella loro vita attuale.

Anche di questo caso il professor Stevenson si occupò per più di vent'anni, abbandonandolo poi, quando ormai le due ragazze mostrarono di aver dimenticato completamente le reminiscenze legate alla loro vita precedente.
Riguardo ai "segni di nascita", lo psichiatra della Virginia così si è espresso:
"Ritengo personalmente che i segni e i difetti di nascita collegati alla precedente personalità costituiscano una delle più evidenti prove a sostegno della reincarnazione quale migliore interpretazione di questi casi.(…) I segni e i difetti di nascita presenti in questi casi sugeriscono inoltre l'esistenza di un'influenza psichica che agisce sullo sviluppo del corpo fisico dell'individuo."
Naturalmente, non tutti i bambini, presentano segni sul corpo o hanno reminiscenze di vite precedenti, ma sicuramente sono molto più numerosi di quanto generalmente si immagini. Molti di essi, pur non ricordando un'esistenza antecedente, manifestano talenti e abilità precoci e attraverso il gioco rievocano episodi e simulano ruoli che non sempre trovano giustificazione nel loro ristretto campo esperenziale. Bisognerebbe solo essere più attenti nei loro confronti e imparare ad ascoltarli.
Tutte le esperienze passate, dunque, continuano a coesistere nella nostra memoria inconscia e a incidere inconsapevolmente su ciò che siamo e che diverremo. E vi è un altro percorso, oltre quello delle reminiscenze spontanee, che permette di accedere a questo infinito archivio e di riportare a galla frammenti e a volte episodi interi di vite precedenti. Stiamo parlando della cosiddetta "ipnosi regressiva" o, più genericamente, del "viaggio a ritroso nel tempo" grazie a tutte quelle tecniche come la meditazione, il rilassamento progressivo e quant'altro che permettono di aprire canali nuovi nella coscienza dell'individuo. (Fine prima parte)

Dott.ssa Elisa Albano

1) in IAN STEVENSON - Bambini che ricordano altre vite. Ed. Mediterranee, Roma, 1977, p. 71.
(2) In Ian STEVENSON - Op. Cit., p. 85. 3 IAN STEVENSON - Op. Cit., p. 112.
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMar Ott 30, 2007 10:53 pm

Fonte: http://www.mistic.it/albanoelisa/reincarnarsi.htm

SECONDA PARTE:
La prima psichiatra ad interessarsi di regressione ad altre vite fu Blanche Baker che iniziò a curare molti suoi pazienti con un'ipnosi regressiva leggera abbinata alle libere associazioni. La Baker, durante le sue sedute, si rese conto che anche quando non induceva il paziente a regredire verso esistenze precedenti, accadeva comunque che emergessero nei loro ricordi scene ed episodi di epoche passate.
Anche l'analista Edith Fiore, in un'epoca leggermente più recente, pubblicò un'opera con il resoconto dei suoi due anni di lavoro con pazienti che ricordavano tranquillamente altre vite.
Rilevante fu in tal senso la ricerca della psicologa Helen Wambach che, accanita sostenitrice della reincarnazione, raccolse fra gli abitanti della baia di San Francisco centinaia di volontari per esperimenti sulla reincarnazione e tutti con esito straordinariamente positivo.

Ma se per questi eminenti studiosi si potrebbe anche obiettare che le ricerche da essi condotte possano essere state in qualche modo dirottate dalla loro fervente credenza nella reincarnazione, il discorso cambia per coloro che non hanno mai preso in considerazione l'ipotesi di una vita che continua secoli dopo secoli. Improvvisamente tali studiosi si sono trovati davanti a qualcosa che ha dovuto rimettere in discussione la loro formazione professionale nonché la loro intera esistenza.
E' il caso di Brian Weiss, direttore per molti anni della Facoltà di Psichiatria del Mount Sinai Medical Center di Miami e poi primario in un grande ospedale collegato con la stessa università.
Il dottor Weiss, divenuto ormai famoso per i suoi libri(1) e i suoi studi sulla reincarnazione, all'epoca in cui s'imbatté per la prima volta in un caso che gli avrebbe aperto nuove strade di riflessione, possedeva una solida e severa formazione scientifica.

Poi una sera ricevette nel suo studio la visita di una paziente, affetta da numerose fobie. Catherine, temeva in modo sproporzionato l'acqua e di morire soffocata; aveva paura, inoltre, degli aeroplani, del buio e di restare chiusa in ambienti angusti. E i suoi disturbi si stavano accentuando con il passare del tempo, tanto da limitarle considerevolmente l'esistenza. I tentativi di cura del dottor Weiss si focalizzarono per circa diciotto mesi sulle terapie classiche senza, però, ottenere con queste significativi miglioramenti. Con l'ipnosi vennero fuori parecchi episodi traumatici riguardanti l'infanzia della giovane donna che potevano lasciar pensare che si fosse finalmente giunti al fulcro del problema, ma la paziente non migliorava. Fino a quando, una sera, lo psichiatra non dette alcuna induzione a Catherine e la lasciò andare liberamente all'epoca in cui presumibilmente erano iniziati i suoi problemi. A questo punto, improvvisamente, Catherine, si ritrovò proiettata in un'altra epoca e in un altro contesto. Cominciò a rievocare fatti relativi ad una sua antica esistenza trascorsa sotto le spoglie di "Aronda", una giovane egizia vissuta nel 1863 a. C., in un villaggio che fu poi devastato da un'inondazione quando lei aveva appena venticinque anni. Così Catherine rievocò con voce ansimante uno degli episodi più traumatici di tutte le sue esistenze, durante il quale perse la vita insieme alla propria figlia Cleastra:
"Vi sono grandi onde che abbattono gli alberi. Non vi è via di scampo. Fa freddo; l'acqua è fredda. Devo salvare la mia bambina, ma non posso…posso solo tenerla stretta. Annego; l'acqua mi soffoca. Non posso respirare, non posso inghiottire…acqua salata. La bambina mi è strappata dalle braccia." (2)

Solo una settimana dopo Catherine non temeva più di morire annegata e da quel momento il dottor Weiss, suo malgrado, cominciò ad interessarsi di reincarnazione e a leggere tutto quanto poteva essere stato pubblicato di serio sull'argomento.
Le rivelazioni di Catherine, e di mille altri soggetti come lei che sotto ipnosi o spontaneamente rivelavano origini impensabili per i loro mali, imponevano nuove considerazioni sulla natura delle fobie e di tutte quelle paure immotivate che a volte accompagnano un individuo per tutto il corso della sua esistenza senza trovare una giusta causa. Del resto, ogni fobia è la risultanza di un evento traumatico e quale evento può risultare più traumatico delle circostanze che hanno accompagnato la propria morte, soprattutto se violenta? Così come rileva anche Manuela Pompas:

"…la morte in sé non è traumatica: nel momento in cui la persona chiude gli occhi a questa vita, li riapre immediatamente nell'altra… Tuttavia, se negli attimi che precedono la morte si prova una forte paura, questa si fissa nel corpo emozionale, il quale nel momento della reincarnazione, proprio come avviene nel computer, trasmette l'informazione all'inconscio, dove però rimane celata e non può emergere se non con il comando giusto".(3)
Ed è proprio quanto è accaduto a Catherine, che annegando nella sua vita precedente ha conservato poi nell'attuale la paura inconsapevole di rivivere la stessa esperienza, anche solo entrando a contatto con l'acqua.
Ma dalla regressione di Catherine emerse anche un altro dato che sconvolse lo psichiatra che l'aveva in cura. Catherine, nominando Cleastra, la figlia che aveva avuto nel 1863 a.C., aggiunse qualcos'altro che la riguardava. Riconobbe nella bambina di allora, Rachel, la sua nipote attuale. Per il dottor Weiss questo fu un fatto del tutto nuovo che lo obbligò a informarsi e a interessarsi ulteriormente di quanto poteva verificarsi nel corso delle reincarnazioni. Ma molti, prima di lui, si erano ugualmente imbattuti in questa sconcertante verità. Chi abbiamo conosciuto, amato, odiato o peggio ancora ucciso possiamo rincontrare nelle nostre vite successive.

Catherine, del resto, durante la regressione, non riconobbe soltanto in sua nipote una figlia avuta in passato. Sotto ipnosi, rievocò altre esistenze come ad esempio quella di Jhoan, un ragazzo di 21 anni, biondo e ricoperto di vesti fatte con pelli di animali, vissuto all'incirca nel 1473 nei Paesi Bassi. Jhoan mentre avanzava nel cuore della notte con un coltello in mano venne a un tratto aggredito alle spalle e sgozzato. Anche in questo caso Catherine ebbe modo di rielaborare ed eliminare gli ultimi prodromi dei suoi sintomi legati al soffocamento. Ma l'aspetto più interessante fu che, prima di morire, Jhoan riuscì a guardare in faccia il suo assassino. Catherine, riconobbe in quell'uomo il suo attuale compagno di vita, Stuart. La paziente del dottor Weiss, dunque, si era ritrovata ad amare chi in passato le aveva tolto la vita.
E in realtà, i rapporti di Catherine con Stuart, secondo quanto riporta lo psichiatra nel suo libro "Molte vite molti maestri", non erano dei migliori. Una sorta di ostilità, come diremmo noi, a livello di pelle, continua dunque a persistere vita dopo vita, nelle relazioni che si ripropongono. Ciò darebbe un senso a certe antipatie istintive che proviamo un po' tutti verso individui che conosciamo poco o affatto; nonché a quei rapporti difficili che ci ritroviamo a vivere con parenti, amici, colleghi. Spesso non riusciamo a spiegarci come mai una persona, pur possedendo un aspetto gradevole e mostrandosi gentile nei nostri confronti, ci ispira comunque sentimenti di ripulsa. Si tratta,dunque, di anime che potrebbero aver condiviso con noi, in un epoca remota, legami altrettanto conflittuali e con le quali non siamo riusciti ancora a raggiungere un equilibrio emozionale. Ma come abbiamo già avuto modo di constatare, le relazioni non si ripropongono giocando il medesimo ruolo. Catherine, mantiene un legame molto forte con Rachel che oggi è sua nipote ma ieri era sua figlia. E i ruoli spesso s'invertono in modo ancora più sorprendente. Nella sua vita attuale, Catherine ha un rapporto disturbato con Stuart che secoli addietro era stato il suo assassino.

Le scoperte, dunque, che possiamo fare in regressione, sono infinite. Ma il dato sicuramente più interessante e significativo è che nel "viaggio a ritroso nel tempo", riusciamo ad acquisire una conoscenza di noi stessi immediata e profonda come non è possibile ottenere con le altre terapie ufficialmente note. Indipendentemente dal credere o non credere nella reincarnazione, resta innegabile il forte valore catartico delle immagini evocate. E non soltanto per quanto riguarda le fobie e altri disturbi psicosomatici o della personalità. La terapia, della reincarnazione, proprio in quanto permette una conoscenza globale del sé, induce inevitabilmente ad una crescita spirituale e personale, tanto rapida da lasciare sbalorditi.
Ma al di là dei benefici che il rievocare le nostre vite precedenti può apportare alla nostra anima, può venire naturale chiedersi ora: che senso dare alla reincarnazione? Perché tornare secoli dopo secoli a farsi nuovamente carne, per ricommettere errori, rincontrare amori perduti e nemici rifuggiti, riallacciare relazioni interrotte e rivestire alternativamente panni da uomo e da donna, da bianco e da nero, da povero e da ricco, da soldato e da prostituta?
Dott.ssa Elisa Albano

NB. Gli articoli sono tratti da un testo in preparazione.
(1) Vedi BRIAN WEISS - Molte vite molti maestri. - Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri", Milano, 2000; BRIAN WEISS - Molte vite un solo amore - Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri, Milano 2001; BRIAN WEISS - Oltre le porte del tempo - Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri, Milano 2000.
(2) BRIAN WEISS - Molte vite molti maestri. Op. Cit., p. 22.
(3) MANUELA POMPAS - La terapia R. Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri, Milano, 1997.
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Ott 31, 2007 11:15 am

[quote="Fausto"]Fonte: http://www.mistic.it/albanoelisa/reincarnarsi.htm

[

Quando parlo della reincarnazione alle persone che non ci credono dico loro di considerare la luce di una lontanissima stella che ha percorso una quantità incredibile di anni per raggiungerci .
Ebbene noi possiamo studiare questa luce e capire a che distanza è la stella da noi, possiamo anche stabilire la sua composizione chimica e le sue interazioni con altre stalle e pianeti. Magari possiamo vedere attraverso la "lente gravitazionale" che è costituita da materia oscura .
Tutto bene, solo che ci può essere un problema.
La stella può essere esplosa migliaia di anni fa, ma per noi esiste ancora.
Cosa è sopravvissuto se non l'informazione ?
Ho praticato su amici l'ipnosi regressiva tanti anni fa e solo per un limitato periodo di tempo e poi mi sono stancato del giochino.
Una collega inglese si era sottoposta alla regressione, curiosa come me di vedere cosa sarebbe successo.
Ebbene rivisse l'esperienza di una ragazza, vissuta se non erro a Budapest, che viveva in una data casa ,frequentava una certa parrocchia ed era morta giovane di "mal sottile".
Incuriosita si recò durante un periodo di ferie a Budapest e con pazienza scoprì, seguendo il suo istinto ed i ricordi, attraverso i registri della parrocchia che tutto ciò era vero.
Con la stessa persona in un'altra regressione questa è arrivata a rivivere il periodo della rivoluzione francese . Era in una stanza riccamente addobbata di cui sentiva il profumo delle stoffe /tendaggi e tappezzerie e ascoltava il rumore dei rivoltosi sulla strada. Ad un certo punto questi sono entrarti in casa e l'hanno arrestata. Seguì il racconto della prigionia, e degli ultimi istanti prima di essere ghigliottinata. Ho parlato prima dell'informazione . Anche il DNA contiene delle informazioni.
Ultimamente hanno realizzato materiali a memoria di forma .
Tutto è informazione ..... e la reincarnazione per me può essere considerata come una conseguenza di questa caratteristica .
Pier
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Ott 31, 2007 12:04 pm

L'essere più Consapevole che abbia conosciuto il nostro mondo è stato Gautama il Buddha.
Egli ha detto che la reincarnazione non esiste, nel senso che non è il Sè (o anima se si preferisce chiamarlo così) a reincarnarsi ma sono i nostri pensieri che, al momento della morte, vanno a insediarsi in una vita che sta per nascere.
Io condivido la "visione" del Buddha, e questo spiegherebbe perchè in ipnosi vengano fuori ricordi che non ci appartengono, perchè sono pensieri di precedenti (non nostre) vite.
E tutto il materiale inconscio che talvolta affiora al nostro conscio non sono nostri pensieri ma i pensieri di chi ci ha preceduto.
Vi lascio alle parole del più grande Illuminato (dopo il Buddha), morto alla fine del secolo scorso, Osho:

"Karma, reincarnazione, vite passate...

Il processo della vita e della morte



Puoi spiegare per favore il processo della vita e della morte?

Ti ho sentito dire che a volte portiamo in noi ferite altrui. Che cosa significa? La ferita di un'altra persona è forse un suo modello di pensiero che noi adottiamo? Se riusciamo ad accettare così facilmente le ferite altrui perché è così difficile accettare la nostra qualità di buddha?



È una domanda molto complicata, ma se sei pronto a capire, io sono pronto a rispondere. Tutti si portano dentro le ferite altrui. Per prima cosa, vivi in una società malata dove la gente è piena di rabbia, piena di odio, si diverte a fare del male, a ferire, e questo è lo strato superficiale che può essere capito facilmente. Ma ci sono strati più sottili, esistono i cosiddetti santi che creano in te sensi di colpa, che ti condannano perché sei un peccatore. Ti riempiono di idee che creano in te solo sofferenza. E più queste idee sono vecchie, più la gente le accetta facilmente. Tutti nel mondo dicono: “Viviamo nel peccato... tutti questi santi non possono avere torto!” Io sono il solo a dichiarare che sei tu che hai scelto di vivere nella sofferenza, è una scelta tua. Puoi lasciarla cadere in un solo momento e ballare di gioia, in beatitudine. Ma la ferita è profonda. E tutti acquisiscono familiarità con la propria infelicità: ti ci attacchi, credendo di ricavarne un certo conforto, mentre ti crea solo una vita d’inferno. Ma tutti sostengono il tuo inferno. Se ti senti infelice tutti ti mostrano simpatia. Ci hai mai pensato? Quando sei infelice, coloro che ti mostrano simpatia sostengono semplicemente la tua miseria. Hai mai visto qualcuno mostrarti simpatia quando danzi pieno di gioia? Quando sei felice la gente ti invidia, è gelosa, non ti mostra affatto simpatia. Secondo me, la base della vita va cambiata totalmente. La gente dovrebbe mostrare simpatia solo quando c’è gioia, piacere, quando ci si rallegra, perché con la simpatia tu dai nutrimento all’altro: nutri la gioia della gente, non nutrire la loro tristezza, la loro infelicità. Sii compassionevole quando qualcuno è infelice, ma metti bene in chiaro che quell’infelicità è una scelta A un livello più profondo... forse colui che ha posto la domanda non voleva che andassi così a fondo, ma la risposta rimarrebbe incompleta se non andassi in profondità. L’idea della reincarnazione, fiorita in tutte le religioni orientali, dice che il sé continua a spostarsi da un corpo all’altro, da una vita all’altra. Questa idea non esiste nelle religioni che sono nate dal giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo. Ma oggigiorno, perfino gli psichiatri hanno scoperto che sembra essere vero: ci si può ricordare delle proprie vite passate; l’idea della reincarnazione sta diventando popolare. Voglio però dirvi una cosa: l’idea della reincarnazione è un concetto totalmente sbagliato. È vero che quando una persona muore il suo essere diventa parte del Tutto. Non ha importanza se è stato un peccatore oppure un santo, in ogni caso egli si porta dietro ancora qualcosa chiamata ‘mente’, ‘memoria’. In passato non esistevano conoscenze sufficienti a spiegare che la memoria non è altro che un groviglio di pensieri e onde di pensieri, ma ora è risaputo. Ed è qui che, in diversi punti, trovo Gautama il Buddha davvero all’avanguardia rispetto ai suoi tempi. È l’unico che è d’accordo con la mia spiegazione. Ha dato dei suggerimenti, ma non ha potuto portare delle prove; a quel tempo non c’erano molti mezzi a disposizione. Egli ha detto che quando una persona muore, la sua memoria si sposta in un altro grembo - non il sé. Oggi noi possiamo comprendere che, quando muori, lasci dei ricordi nell’aria, intorno a te. Se sei stato infelice, tutte le tue miserie trovano posto un po’ qui e un po’ là, entrano in qualche altro sistema di ricordi. Oppure entrano tutte in una volta in un altro grembo - ed è per questo che qualcuno può ricordarsi del proprio passato. Non è il tuo passato. È la mente di qualcun altro che tu hai ereditato. La maggior parte della gente non ricorda niente perché non ha ereditato, in un unico blocco, il patrimonio di ricordi di un unico individuo. Queste persone portano in sé dei piccoli frammenti di questo e di quell’altro, e sono questi frammenti che creano la tua infelicità. Tutti coloro che sono morti su questa terra sono morti infelici. Pochissimi sono morti con gioia. Pochi sono morti realizzando la non-mente. Questi individui non hanno lasciato alcuna traccia dietro di sé, e non appesantiscono nessuno con la propria memoria; semplicemente si sono dissolti nell’universo. Non hanno più una mente o un sistema di memoria. Lo hanno già dissolto nella loro meditazione. Ed è per questo che un illuminato non nasce mai. Viceversa, la persona non illuminata, ogni volta che muore, continua a espellere ogni tipo di miseria. E così come la ricchezza attira una ricchezza maggiore, la sofferenza attira più sofferenza. Se sei infelice, perfino se è lontana chilometri, la sofferenza correrà verso di te: sei il veicolo giusto. Questo è un fenomeno assolutamente invisibile, simile alle onde radio: viaggiano intorno a te, ma non le vedi; se però hai lo strumento adatto per riceverle, immediatamente le puoi percepire. Anche prima che la radio fosse inventata, ti viaggiavano intorno. Non esiste la reincarnazione, bensì l’infelicità che si reincarna. Le ferite di milioni di persone si muovono intorno a te, in cerca di qualcuno che voglia essere infelice. Naturalmente, la felicità non lascia tracce. L’uomo di consapevolezza muore come un uccello il cui volo nel cielo non lascia tracce: né una pista, né un sentiero, il cielo rimane vuoto. La beatitudine si muove senza lasciare traccia alcuna. È per questo che non erediti nulla dai Buddha, essi semplicemente scompaiono. Viceversa gli idioti e i ritardati continuano a reincarnarsi nelle proprie memorie che ogni volta diventano ancora più spesse. Oggi, forse, tutto questo può essere capito e dissolto. Altrimenti l’aria diventerà così spessa di ricordi che a voi sarà impossibile vivere con gioia, ridendo. La vostra consapevolezza non ha ferite. La consapevolezza non ha traumi. La consapevolezza non conosce tristezza alcuna. La tua consapevolezza, la consapevolezza di ognuno di voi, è innocente, totalmente beata. Per riportarti in contatto con la tua consapevolezza, viene fatto ogni sforzo per distrarti dalla mente. La mente è sovraccarica delle tue miserie, delle tue ferite. E continua a creare ferite per cui, a meno che tu non sia consapevole, non riuscirai nemmeno a scoprire come fa a crearle. Proprio oggi, Anando mi parlava di Zareen, e mi diceva quanto era felice un tempo, quando da casa sua veniva in visita alla comune. Vedendo la bellezza e la libertà e la gioia in cui la comune era immersa, alla fine ha fatto un passo rivoluzionario nella sua vita, decidendo di lasciare la sua casa e di diventare parte della comune, ma da allora non è più stata altrettanto felice. Ho detto: “Anando, spiega a Zareen con parole chiare quello che è successo: se è consapevole, lo capirà senza ombra di dubbio”. Un tempo veniva qui da una casa che era buia e tetra e infelice. Era una gioia ritrovarsi in un cielo aperto. Ma da quando si è trasferita nella comune... dentro di lei, in profondità, la mente ha fatto della comune la sua casa. E tutta la sofferenza che provava nella sua casa di un tempo ha cominciato ad affiorare e ora, non avendo più nessun altro posto in cui riversarsi... una volta compreso questo fenomeno, e cioè che l’infelicità di Zareen è frutto di un concetto che lei si è sempre portata dietro e, sebbene l’ambiente sia cambiato, quel concetto non è affatto mutato... ogni tanto di certo pensa: “È meglio che ritorni a casa”. Ma non cambierà nulla. Innanzitutto la casa di un tempo sarà ancora più buia, più misera, e il marito le sembrerà più che mai un estraneo. Ma le farebbe bene per una cosa: a quel punto ritornerà nella comune e sarà felice. Perché, invece, non cercare di capire la situazione, ed essere felice ovunque tu sia? Anche perché ritornare a quella casa non dipende solo da te. Per quanto ne so, tuo marito non ti riprenderà. Lo ha detto a un sannyasin. Non lasciare che il passato ti tormenti. Sei arrivata qui, in uno spazio aperto, ora impara la strada della libertà, dell’amore e dell’amicizia. E voi tutti avete la capacità di farlo. Non c’è ragione di essere infelici. Non esistono ragioni valide che giustifichino la vostra infelicità. In effetti dobbiamo sempre cercarci un motivo valido per essere infelici, altrimenti la gente chiederebbe: “Sei matto? Ti senti infelice senza motivo?” Per cui, in qualche modo, si continuano a inventare delle buone ragioni. Ma ricorda, quelli sono solo motivi inventati. Nessuno quando sei felice ti chiede: “Perché sei felice?” Non c’è motivo per essere felice. La felicità è la nostra natura. La felicità non ha bisogno di ragioni né di cause per esistere. Questa comune deve essere una comune di comprensione, di consapevolezza, di gente che guarda i propri modelli mentali ricordandosi che non sono suoi. Tu sei un semplice testimone e il testimone è al di fuori della mente. Io ti insegno l’essere testimone. L’unico modo per uscire dai tuoi modelli di infelicità, vecchi o nuovi, è essere testimone. Dico che è l’unico modo, perché nessuno è scappato dalla mente senza diventare prima un testimone. Sii un semplice testimone, e improvvisamente ti metterai a ridere delle tue sofferenze. Tutte le nostre sofferenze sono così superficiali... e soprattutto sono tutte prese in prestito. Tutti si trasmettono a vicenda la propria infelicità. La gente parla in continuazione delle proprie sofferenze, dei propri guai, dei propri conflitti. Hai mai sentito qualcuno parlare dei suoi momenti di gioia? Delle sue canzoni e delle sue danze? Dei suoi momenti di silenzio e di beatitudine? No, nessuno parla di queste cose. La gente continua a condividere ferite, e ogni volta che parli della tua infelicità con qualcuno, senza saperlo stai trasmettendo un modello di miseria. L’altra persona forse pensa che ti stia solo ascoltano, ma di fatto sta anche prendendo delle vibrazioni di infelicità, delle ferite. Quando ho detto che portate dentro di voi ferite altrui, volevo dire che la vostra consapevolezza non ha ferite. Se tutti diventassero meditativi, svegli, al mondo non ci sarebbero ferite. Scomparirebbero semplicemente. Non troverebbero un casa, un rifugio. È una cosa possibile. Se è possibile per me, è possibile per chiunque. Nella tua domanda chiedi anche perché possiamo “accettare così facilmente le ferite altrui,” e perché è “così difficile accettare la propria buddhità”. Puoi accettare le ferite altrui perché anche tu hai delle ferite. Tu capisci il linguaggio dell’infelicità, delle ferite, della sofferenza. E chiedi perché non riusciamo ad accettare l’idea di essere un Buddha. Per prima cosa, raramente incontri un Buddha. Molto raramente un Buddha esiste sulla terra, per cui anche se lo incontrassi non capiresti il suo linguaggio. Molto probabilmente lo fraintenderesti. Tu conosci la sofferenza, e lui parla di beatitudine. Tu conosci le ferite, e lui parla della salute eterna. Tu conosci solo la morte e lui parla di eternità. In primo luogo, è difficile trovare un Buddha. In secondo luogo, è difficile capire il suo linguaggio perché non è il tuo stesso linguaggio. Altrimenti questa sarebbe la cosa più semplice al mondo: capire la propria buddhità. È così ovvia. Il tuo vero essere è già un Buddha, sei tu che hai dimenticato la strada verso il tuo essere interiore. Hai viaggiato a lungo per tante strade, ma tutte conducono verso l’esterno. E, pian piano, hai dimenticato che esiste un piccolo posto dentro di te che non hai esplorato. La meditazione non è altro che esplorazione dello spazio interiore che hai sempre ignorato. Quel piccolo spazio ti farà improvvisamente ricordare che tu sei un Buddha. Ma se per te non diventerà una verità cosciente il fatto che sei un Buddha... Non si tratta di un concetto, nessuno ti può convincere che sei un Buddha... non puoi essere altro! Se vai semplicemente dentro di te, l’esperienza dello spazio interiore esploderà come un riconoscimento e come un ricordo della tua buddhità. Non è una filosofia, è un’esperienza esistenziale.

Osho
"

http://www.tarocchionline.net/reserved/karma_reincarnazione2.htm
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Ott 31, 2007 2:10 pm

cincin ha scritto:
L'essere più Consapevole che abbia conosciuto il nostro mondo è stato Gautama il Buddha.
Anche se posso trovare condivisibile quanto sopra detto trovo doveroso inserire quanto sotto riportato per rispetto alle persone di altre fedi/religioni o filosofie che possono leggere questo forum

Quanto affermato, secondo un buddista ciò può essere vero , ma le altre religioni o filosofie dove le mettiamo?
E allora Gesù o Maometto sono state forse persone con una consapevolezza inferiore al Budda?.
Molti musulmani credono nella reincarnazione . Hanno forse torto perchè Budda ha detto ciò che ha detto?
Anche il buddismo tibetano crede nella reincarnazione.
I testi vedici quale la Baghavad Gita, tramite Sri Krishna, parla proprio della reincarnazione.
Credo, e se sbaglio chiedo scusa, che sia meglio lasciare da parte le religioni/filosofie ed affrontare il discorso reincarnazione solo come una possibile ipotesi scientifica o al massimo come un argomento curioso di discussione…… un mistero .
Pier
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cincin

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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Ott 31, 2007 9:57 pm

pier ha scritto:
cincin ha scritto:
L'essere più Consapevole che abbia conosciuto il nostro mondo è stato Gautama il Buddha.
Anche se posso trovare condivisibile quanto sopra detto trovo doveroso inserire quanto sotto riportato per rispetto alle persone di altre fedi/religioni o filosofie che possono leggere questo forum

Quanto affermato, secondo un buddista ciò può essere vero , ma le altre religioni o filosofie dove le mettiamo?
E allora Gesù o Maometto sono state forse persone con una consapevolezza inferiore al Budda?.
Molti musulmani credono nella reincarnazione . Hanno forse torto perchè Budda ha detto ciò che ha detto?
Anche il buddismo tibetano crede nella reincarnazione.
I testi vedici quale la Baghavad Gita, tramite Sri Krishna, parla proprio della reincarnazione.
Credo, e se sbaglio chiedo scusa, che sia meglio lasciare da parte le religioni/filosofie ed affrontare il discorso reincarnazione solo come una possibile ipotesi scientifica o al massimo come un argomento curioso di discussione…… un mistero .
Pier
Ciao pier :-) quando ho detto l'essere più Consapevole, intendevo dire che il Buddha era un Risvegliato, un Illuminato, e quando ci si Risveglia si diventa Consapevoli; tant'è che l'ho scritto maiuscolo proprio in riferimento all'Illuminazione.
Gesù e Maometto non erano dei Risvegliati, e dire che il Buddha è stato l'essere più Consapevole della storia non è un'offesa nei riguardi dei sopra citati, ma semplicemente lui ha fatto un altro percorso "spirituale", tant'è che il Buddha non credeva in alcun Dio, al contrario di Gesu (che addiritura si proclamava il figlio di Dio) e Maometto.
In ogni caso, io credo, che le religioni e le filosofie abbiano pieno diritto di entrare nel tema reincarnazione, perchè molte filosofie la affrontano.
Però, dal momento che il topic l'hai aperto tu, non darò altri apporti filosofici e religiosi.
Ciao ;-)
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Pensiero Eterno




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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMar Lug 15, 2008 5:22 pm

Anch'io ho letto alcuni libri scritti da Brian Weiss e mi sono serviti come ottimi spunti di riflessione.
Io conosco una persona affetta da una strana malattia mentale che ha girato molti psicoanalisti e psichiatri senza mai riuscire a risolvere il suo problema. Questa persona sembra avere un vago ricordo di un qualcosa che non appartiene alla sua vita attuale. A causa di questo ricordo strano si è ammalata di depressione pesante ed è precipitata proprio in basso.
Effettivamente dopo aver letto alcuni libri di Brian Weiss ho pensato che l'ipnosi regressiva avrebbe potuto risolvere la malattia di questa persona...
Poi anch'io credo che sia una buona cosa lasciare da parte le religioni quando si parla di reincarnazione, perchè le religioni sono pericolose. Capisco che dopo questa affermazione qualcuno vorrà avere da mè delle spiegazioni, ma per oggi non me la sento di dire di più.
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pier

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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Lug 16, 2008 9:14 am

Pensiero Eterno ha scritto:
Anch'io ho letto alcuni libri scritti dae mi sono serviti come ottimi spunti di riflessione.
Io conosco una persona affetta da una strana malattia mentale che ha girato molti psicoanalisti e psichiatri senza mai riuscire a risolvere il suo problema. Questa persona sembra avere un vago ricordo di un qualcosa che non appartiene alla sua vita attuale. A causa di questo ricordo strano si è ammalata di depressione pesante ed è precipitata proprio in basso.
Effettivamente dopo aver letto alcuni libri di Brian Weiss ho pensato che l'ipnosi regressiva avrebbe potuto risolvere la malattia di questa persona...
Poi anch'io credo che sia una buona cosa lasciare da parte le religioni quando si parla di reincarnazione, perchè le religioni sono pericolose. Capisco che dopo questa affermazione qualcuno vorrà avere da mè delle spiegazioni, ma per oggi non me la sento di dire di più.

Segnalo un autore italiano , Angelo Bona,che ha fatto una esperienza del tutto simile a quella del dott. Brian Weiss .
Nei veda c'è una parte che studia l'astrologia che si chiama Jyotish o astrologia vedica . Secondo tale disciplina ci si reincarna per avere l'opportunità di proseguire il cammino della evoluzione spirituale , cioè comprendere chi siamo in realtà.
Ci sono degli indicatori che ci possono dire quale è il compito che ci aspetta in questa vita, quale è la lezione che dobbiamo apprendere , il nostro ruolo sociale e comprendere certi aspetti che non si ritrovano nella interpretazione della carta astrale , sempre con il metodo Jyotish, ma che sono la conseguenza dell'ascendente che si aveva in una vita precedente.
Anche l'astrologia karmica si interessa di questi aspetti ma non la conosco poiché il mio interesse è rivolto allo studio dello Jyotish che è molto articolato.
A proposito non mi considero un astrologo.
Pier
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scabini pierluigi




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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeVen Lug 18, 2008 12:22 am

Vorrei portare un contributo a questa discussione con alcune
riflessioni e alcune esperienze.....
Ormai sono convinto che in quanto essenzialita esistiamo in eterno,
in sostanza non siamo mai morti e non siamo mai nati; la vita che fino ad
ora ho vissuto mi ha portato a questo...... Penso che quello che "lasciamo"
quando muoriamo è la consapevolezza corpo-mente di quella vita; in sostanza tutta
la vita vissuta dal nostro corpo, le sue emozioni, lo spazio-tempo da
esso vissuto, la mente che è emersa da questo vissuto, viene lasciata e
rimane un puro essere individuale, uno stato di consapevolezza individuale
che "collasserà" se stesso nella vibbrazione dimensionale che corrisponde alla
sua evoluzione di coscienza che ha raggiunto durante la vita..... Ci si può
dissovere nell'universo e questo penso voglia dire tornare al punto zero, cioè
tornare a quello stato di consapevolezza di non-forma "situato" in un
non-spazio e non-tempo in cui siamo una sorta di vuoto consapevole....., ma
penso si possa esistere anche in una forma individuale che corrisponde a
quello che pensiamo di essere e che si "situa" a un livello vibbrazionale che
corrisponde alla nostra consapevolezza....... Che esistano diversi livelli
vibbrazionali di esistenza ormai penso di poterlo dire in base alle esperienze
"meditative" vissute; la parola "meditative" la metto tra virgolette perche piu
che altro è un livello di consapevolezza che ho raggiunto e che negli anni si
è evoluto, da quando intorno all'anno 2000 grazie all'incontro con alcuni
libri (i libri di Ramtha) ho cominciato a cambiare il mio livello di pensiero,
pensando di poter manifestare destino consapevolmente attraverso il pensiero
e di poter superare le distanze spazio-temporali attraverso il pensiero e di poter evolvere
all'infinito indefinito; e questo cambiamento di livello di pensiero ha finito per indurre
un cambiamento di livello di consapevolezza soprattutto perche mi sono fatto
carico di divenire testimone-osservatore di tutta la mia vita da quando sono
nato come flusso di pensieri, emozioni e esperienze e di trasformare me stesso
verso un nuovo modo di esistere, in cui si può vivere come creatori consapevoli
a partire dalla propria consapevolezza utilizzando la mente consapevolmente....
Osho l'ho letto anche io, è interessante soprattutto per i suoi concetti di
non-mente, per come mette al centro la consapevolezza, ma l'universo è
una sorta di mente consapevole infinita, non si tratta di eliminare la mente, si tratta
di centrarsi nella non-mente, ovvero nella consapevolezza pura, e utilizzare
la mente in modo consapevole per creare quello che si vuole, che sia una conoscenza,
un esperienza, un destino che si vuole........
Quando in "meditazione" si comincia a distingere diversi livelli di vibbrazioni,
"dentro di se e fuori di se" (espressione di per se sbagliata perche si riferisce
a un idea di spazio, ma quella vibbrazione non è allocabile in uno spazio o
in un tempo), e si comincia vivere un esistenza di pensiero o di dimensioni-scenari
che li si creano consapevolmente (è molto importante la parola "consapevolmente" in
questo contesto), si comincia a capire una sorta di "realta" spirituale che coesiste
con la nostra realta materica, si comincia a "vedere" la possibilita della coesistenza
di diverse dimensioni in cui esistere; si comincia a capire come la realta materiale
corrisponde ai 5 sensi e le altre realta coesistono in un campo di osservazione diverso
dai 5 sensi noti........ E allora la reincarnazione non sembra piu tanto strana......

Racconto quello che secondo me è stato un sogno profondo che riguardava una vita precedente,
sogni che accadono di notte in genere dopo aver fatto forti "meditazioni" prima di addormentarmi
e in cui ho fatto scattare una notevole quantità di energia kundalini che è salita alla schiena
e ha inondato il mio cervello sia nella parte retro che davanti nella corteccia cerebrale......

In uno di questi sogni mi sono trovato in una strada vicino al paese dove è nata mia madre;
vi era un uomo che litigava fortemente con la moglie, quel uomo ero io, nella fase tra il
sonno e il risveglio, li in mezzo, mi sono reso conto che ero io, che in qualche modo quell'essere
li ero io, lo sapevo istintivamente non è che ci ho pensato su, in un attimo istintivo l'ho
realizzato...... Nella scena vista vi era anche una bambina che assisteva al litigio dei genitori......
Dopo essermi risvegliato ho incominciato ad avere alcune intuizioni sulla mia esistenza; fin
da piccolo ho sempre sofferto dei litigi dei miei genitori e in un momento ho capito che forse
quell'uomo che un tempo ero io e che continuamente litigava con la moglie e che forse faceva soffire sua
figlia, in certo senso è divenuto la persona che sono in questa vita, un bimbo che ha sofferto dei litigi
dei genitori....... La sofferenza che "dirigiamo" verso gli altri con il nostro atteggiamento,
se la nostra evoluzione non ha raggiunto un certo livello, finiamo forse per viverla noi stessi
in un altra vita futura....... Ci sono anche altri episodi che riguardano reminiscenze di vite passate
in cui mi sono visto come qualcuno in un altra vita, ma purtroppo non ho ancora un evoluzione tale
che mi permette di andare nell'ologramma spazio-temporale delle mie vite precedenti e prenderne totalmente
coscienza; ci si può arrivare con l'evoluzione di coscienza, si può tutto, ma bisogna evolversi
per realizzarlo, non ci sono ancora arrivato.....

Penso anche io che i ricordi siano un collettivo di pensiero e che tutti i nostri pensieri come
umanita da quando esistiamo, esistono in una atmosfera mentale che fa la nostra coscienza collettiva
e che puo influenzare il pensiero ricevuto da una persona; tuttavia noi riceviamo pensiero in base
a quello che siamo, in base agli aatteggiamenti che abbiamo creato in forma di reti neurali nel nostro
cervello; se siamo sofferenza rischiamo di ricevere pensieri o sogni che riguardano la sofferenza,
e la coscienza colletiva umana passata-presente-futura, ha un ampio archivio di informazioni riguardo
la sofferenza........ Tuttavia il se individuale esiste e alcuni autori stanno dimostrando che
siamo esistiti in altre vite; weiss, è piaciuto anche a me nel suo libro oltre le porte del tempo....
Si tratta di accedere sonsapevolmente al subcosncio, le nostre vite precedenti come memoria penso
stiano li; e il subconscio non è semplicemnete il cervello rettile o cervelletto, ma bensi
quel bagaglio di dimensioni che stanno "sotto" la materia e di cui non ci rendiamo conto.......
E il cervello è un ricevitore di pensiero ma non crea pensiero, crea se mai il linguaggio, traducendo
il pensiero nel linguaggio imparato nella vita da quando si è nati attraverso le reti neurali del
linguaggi che si sono sviluppate........

Penso che una possibile evoluzione per la scienza potrebbe essere questa:

1) avere a disposizione un viggiatore extracorporeo esperto che sappia uscire e rientrare nel corpo
con facilita e viaggiare tra le extradimensioni;
2) chiedergli di andare a visitare una dimensione dove può accedere a una sua vita precedente o a una
vita precedente di un altra persona (il viggiatore una volta situato nel livello vibbrazionale
adatto esprimerebbe questo con un intento e in quelle vibbrazioni le esperienze si realizzano subito
a partire dal pensiero espresso, nella materia i pensieri hanno realizzazione lenta che implica tempo);
3) una volta tornato nel corpo permettergli di sedimentare il ricordo del viaggio nella sua massa cerebrale;
4) attraverso una sorta di interfaccia uomo-macchina in cui cervello è collegato a un computer,
trasmettere dati con un colllegamento indolore per l'uomo dal suo cervello al computer;
5) visualizzazione di quelle informazioni sullo schermo in forma di immagini.

Il giorno che la scienza sapra fare questo piu e piu volte, in modo ripetuto sulla
stessa persona e su diverse persone, avremo dimostrato che la morte non esiste e che la vite
precedenti sono un fatto; secondo me siamo piuttosto vicini a una possibilita del genere e magari
è stato anche gia fatto e noi non lo sappiamo.......

Un caro saluto.
PierNulla
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMar Lug 22, 2008 6:23 pm

non sono così preparata come leggo lo siete voi, non ho letto molte cose, anche se alcuni libri qui citati sono conosciuti e li ho letti anch'io, come passatempo sinceramente e non come studio.
vorrei dire però ciò che penso sulla reincarnazione: la parola stessa fa capire che si può vivere un nuovo ciclo "carnale", ma non credo sia così del tutto, anche se forse lo è in parte.
quello che spesso si sottovaluta è proprio il pensiero, che non sono i ricordi, non sono le emozioni o le sensazioni, riportate probabilmente in un nuovo "contenitore" o corpo: il pensiero è cosa ben diversa per me, perché esiste anche senza un corpo e non credo di essere l'unica a percepirne la presenza, anche se il pensiero non è prodotto da me stessa, ma è di qualcun'altro.
non considerare l'aspetto "carne" ma semplicemente il "ritorno" di qualcuno, che è pensiero assieme ad altro che dicevo sopra (emozioni, ricordi ecc.) fa di questo pensiero qualcosa di quasi eterno, anche se qualcuno afferma che ci sia un ciclo che prima o poi finisce, la cosiddetta "ultima vita": se questa esiste la sto vivendo, o l'ho vissuta... ma mi convinco sempre di più che ciò che conta in un'esistenza e ciò che si pensa, e di solito è sempre uguale, ammesso che ci siano numerose vite com varie storie.
io penso molto, al punto che questo mio pensare e i miei ragionamenti sono oggi il mio maggior ausilio in quanto sono diventata cieca dopo un incidente: non sono tanto i ricordi di ciò che vedevo che mi aiutano a sopravvivere nel mondo "reale", ma il mio ragionamento.
non serve sempre un ipnotista per sapere chi eravamo quando pensavamo o vivevamo un po' di tempo fa, e questo tempo potrebbe essere il tempo dei maya, dell'inquisizione o di una guerra precedente a quella che stiamo vivendo: un pensiero non ha temporalità né spazialità ed io sono sicura che sia eterno, il resto, ad esempio il solito dubbio del "ma chi ero prima di nascere" io, in "questa vita" non ce l'ho, forse perché un giorno ho cominciato a venirne a conoscenza.
non nego che pensavo di essere impazzita, però poi ho avuto conferma che sono cose che possono succedere.
la curiosità si dovrebbe sviluppare in un unico obiettivo: dove andrò e chi sarò alla prossima? forse più importante del chi eravamo, e forse non sono solo mie immaginazioni alcune cose che "vedo" ma che ancora devono accadere, e che poi accadono.
per chiudere penso che quella cosa chiamata "reincarnazione" sia qualcosa che ci dovrebbe aiutare solo a conoscere il futuro, che per molti qui è fantascienza o è sminuito in divinazioni in cui io non credo, oroscopi e simili in primis, ciao laura
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMar Lug 22, 2008 6:29 pm

Benvenuta sul forum Blindsight.

cheers

Colgo l'occasione per proporvi un dibattito molto interessante sul concetto di Anima:
http://oloscience.blogspot.com/2008/07/il-concetto-di-anima-dibattito-con.html
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Lug 23, 2008 9:46 am

BLINDSIGHT ha scritto:
non sono così preparata come leggo lo siete voi, non ho letto molte cose, anche se alcuni libri qui citati sono conosciuti e li ho letti anch'io, come passatempo sinceramente e non come studio.
vorrei dire però ciò che penso sulla reincarnazione: la parola stessa fa capire che si può vivere un nuovo ciclo "carnale", ma non credo sia così del tutto, anche se forse lo è in parte.
quello che spesso si sottovaluta è proprio il pensiero, che non sono i ricordi, non sono le emozioni o le sensazioni, riportate probabilmente in un nuovo "contenitore" o corpo: il pensiero è cosa ben diversa per me, perché esiste anche senza un corpo e non credo di essere l'unica a percepirne la presenza, anche se il pensiero non è prodotto da me stessa, ma è di qualcun'altro.
non considerare l'aspetto "carne" ma semplicemente il "ritorno" di qualcuno, che è pensiero assieme ad altro che dicevo sopra (emozioni, ricordi ecc.) fa di questo pensiero qualcosa di quasi eterno, anche se qualcuno afferma che ci sia un ciclo che prima o poi finisce, la cosiddetta "ultima vita": se questa esiste la sto vivendo, o l'ho vissuta... ma mi convinco sempre di più che ciò che conta in un'esistenza e ciò che si pensa, e di solito è sempre uguale, ammesso che ci siano numerose vite com varie storie.
io penso molto, al punto che questo mio pensare e i miei ragionamenti sono oggi il mio maggior ausilio in quanto sono diventata cieca dopo un incidente: non sono tanto i ricordi di ciò che vedevo che mi aiutano a sopravvivere nel mondo "reale", ma il mio ragionamento.
non serve sempre un ipnotista per sapere chi eravamo quando pensavamo o vivevamo un po' di tempo fa, e questo tempo potrebbe essere il tempo dei maya, dell'inquisizione o di una guerra precedente a quella che stiamo vivendo: un pensiero non ha temporalità né spazialità ed io sono sicura che sia eterno, il resto, ad esempio il solito dubbio del "ma chi ero prima di nascere" io, in "questa vita" non ce l'ho, forse perché un giorno ho cominciato a venirne a conoscenza.
non nego che pensavo di essere impazzita, però poi ho avuto conferma che sono cose che possono succedere.
la curiosità si dovrebbe sviluppare in un unico obiettivo: dove andrò e chi sarò alla prossima? forse più importante del chi eravamo, e forse non sono solo mie immaginazioni alcune cose che "vedo" ma che ancora devono accadere, e che poi accadono.
per chiudere penso che quella cosa chiamata "reincarnazione" sia qualcosa che ci dovrebbe aiutare solo a conoscere il futuro, che per molti qui è fantascienza o è sminuito in divinazioni in cui io non credo, oroscopi e simili in primis, ciao laura


Mi dispiace molto per l’incidente che ti ha reso non vedente.
Vorrei in questo mio intervento parlare di due cose. Una è la reincarnazione e l’altra la possibilità come tu hai detto in un altro 3d di avere "l'ascesi da cecità" se ho ben capito questo termine.
Studio da anni il vedanta e l’astrologia vedica ne è una componente .
Brevemente: il nostro cammino attuale su questa terra serve a riparare gli “errori” del passato e a svincolarci dal ciclo delle rinascite. Secondo il vedanta si può raggiungere l’illuminazione che appunto ci permetterebbe o di “pilotare “ la nostra futura incarnazione o di annullarci mantenendo la nostra identità cosciente nel Tutto (ogni religione /filosofia chiama questo Tutto in modo diverso).Magari ne parleremo in modo più approfondito in un secondo tempo.
Per quanto riguarda "l'ascesi da cecità" sempre se ho ben capito questo termine posso descrivere un esperimento che ho fatto con un mio collega diventato cieco a causa di una malattia. Un giorno gli telefonai a casa (lui ormai non lavorava più ed abitava a circa 100 km dall’ufficio) e gli proposi una prova. Gli dissi di meditare ed io entrai nello stato meditativo e gli trasmisi mentalmente l’immagine del porto di Genova visto da un grattacielo di 19 piani. Riuscì a descrivermi quante navi c’erano, il loro colore e… il loro nome . Questo dovrebbe rispondere al fenomeno di non localizzazione .

“La fisica moderna pone un'altra limitazione all'idea della "non localizzazione" attraverso la velocità della luce. Secondo la Teoria einsteiniana della Relatività speciale, la velocità a cui l'informazione può viaggiare è limitata dalla velocità della luce o meno. Questo in fisica è un principio sacro, e molti fisici lo ritengono inviolabile. Ma, in un mondo non localizzato, le connessioni fra «oggetti» lontani fra loro si realizzerebbero a una velocità maggiore di quella della luce: avverrebbero all'istante.
In contrasto con un simile mondo localizzato, come apparirebbe un mondo non localizzato? Una chiara descrizione è presentata nell'eccellente libro di Nick Herbert "Quantum Reality" [La realtà quantistica].
Herbert, un'autorità in materia di effetti non localizzati in fisica, sostiene che le influenze non localizzate, ammesso che esistano, non sono mediate da campi o da nessun altro fenomeno.
Quando A si connette con B in modo non localizzato, nulla attraversa lo spazio intermediato e quindi nessuna quantità di materia frapposta può schermare questa interazione. Inoltre, influenze non localizzate non diminuiscono con la distanza. Diversamente da effetti localizzati, sono potenti a milioni di chilometri come a millimetri di distanza. Le influenze non localizzate inoltre agiscono istantaneamente. La velocità della loro trasmissione non è limitata dalla velocità della luce.
Quindi un'interazione non localizzata collega una località a un'altra senza attraversamento di spazio, senza degrado e senza ritardo. Un'interazione localizzata è, in breve, non mediata, intatta e immediata .
Ma se molti fisici sostengono che un simile mondo non localizzato non è possibile neppure in linea di principio, e se le quattro forze fondamentali della natura possono essere adeguatamente descritte senza ricorrere a connessioni non localizzate, perché mai preoccuparsi di parlare di un mondo del genere?
Il motivo sta nel fatto che nel 1964 un fisico irlandese, John Stewart Bell, dimostrò l'effettiva esistenza di un mondo del genere. In una prova matematica confermata da numerosi esperimenti, chiamata Teorema di Bell, egli dimostrò che l'ipotesi secondo cui il mondo è intrinsecamente localizzato è errata.
Stefano Calamita “

Forse questo fenomeno dimostrato da Bell è la causa di un altro esperimento fatto con un amico in ipnosi . Lui era completamente acromatico e cioè vedeva solo in bianco e nero e relative tonalità di grigio .
Un giorno mi descrisse un viaggio che stava facendo su un aereo del futuro mentre sorvolava il deserto. Mi descrisse il colore della sabbia, delle palme , dei riflessi delle acque del laghetto dell’oasi ed il blu intenso del cielo limpido . Era felice perché per la prima volta nella vita aveva capito cosa fosse il colore.
Da quanto ho capito anche le “visioni” di Pier/Nulla trarrebbero spiegazione dal principio di non localizzazione . Vi è però un ostacolo da superare e cioè quello di non colorare l’esperienza con le nostre paure e questo può avvenire quando si è completamente innocenti.
Ciao a tutti .
Pier /Vayu
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Lug 23, 2008 2:21 pm

……..Studio da anni il vedanta e l’astrologia vedica ne è una componente .
Brevemente: il nostro cammino attuale su questa terra serve a riparare gli “errori” del passato e a svincolarci dal ciclo delle rinascite. Secondo il vedanta si può raggiungere l’illuminazione che appunto ci permetterebbe o di “pilotare “ la nostra futura incarnazione o di annullarci mantenendo la nostra identità cosciente nel Tutto (ogni religione /filosofia chiama questo Tutto in modo diverso).Magari ne parleremo in modo più approfondito in un secondo tempo………………
LA REINCARNAZIONE NELLA CULTURA INDIANA da: http://sam9999.altervista.org/tibetano/reincarnazione.htm
Parte I
”Grandissima parte dei popoli dell'Est crede tuttora nella reincarnazione. L'idea della vita che continua a esistere dal passato al futuro vestendo e svestendo tanti corpi diversi, come abiti nuovi e poi smessi è la famosa, bellissima immagine della Gita celebre episodio del poema epico Mahabharata. Assieme a questa credenza, vi è l'altra, per cui la nuova vita è sempre determinata da quella precedente: dovunque esiste, non un caso, ma una causa: il karma, o karman, secondo l'esatto termine sanscrito, secondo cui il destino è il prodotto delle azioni compiute nella vita precedente. Se poi si chiede in India all'uomo della strada che cos'è l'astrologia, vi risponderà invariabilmente: L'astrologia è il karma. Ma i due concetti non erano collegati all'inizio, antichissimo, della loro storia. In origine, infatti, i primi Veda, i libri sapienziali, parlano solo di una generica retribuzione del bene e del male che si avrà nell'aldilà, proprio come nel Paradiso cristiano; e i primi testi astrologici, come il Taittiriya Brahmana, descrivono come si determinano i momenti auspiciosi per compiere le cerimonie prescritte al bramino e al suo principe, più che il carattere e il destino di un singolo individuo. Dopo la prima meta del primo millennio a.C. dottrina del karma e dottrina astrologica, come le concepiamo oggi, si definiscono ciascuna per conto proprio e poi subito confluiscono. Il primo teorizzatore è Yajnavalkya, il quale afferma la ciclicità della trasmigrazione, ciclica come i moti del tempo, del Sole, della Luna, del tempo meteorologico e della vegetazione. E' un'idea che nasce nel momento in cui il popolo indiano passa dallo stadio della caccia a quello dell'agricoltura: prima vedeva solo morire, e mai rinascere, quel preciso animale che cacciava: ora, miete il grano e, spargendone la semente, sa che certamente, e proprio qui, rinascerà. E perché dunque non dovrebbe rinascere egli stesso, se tutto intorno a lui gli conferma che tale è la legge della natura? Non a caso, questa è l'ipotesi del grande storico delle religioni Mircea Eliade. L'India e la Cina, i due grandi Paesi asiatici dove maggiormente si è diffusa l'idea del karma e della rinascita, sono entrambi basati su un'economia prevalentemente agricola. Saranno poi le quattordici meravigliose Upanishad, testi sapienziali, le <<sedure segrete>> di trasmissione esoterica, che secondo il filosofo Schopenhauer rappresentano una delle maggiori consolazioni offerte all'uomo, a sviluppare ulteriormente il concetto di karma. Nel primo secolo d.C. il mitico re Manu insegna nel suo codice le conseguenze delle proprie azioni dopo la morte, indicando anche quali colpe si tradurranno in particolari rinascite e in malattie. Ci sono 101 malattie karmiche, quelle non facili da curare, tra cui il cancro; ma questo karma si può bloccare se si fa uno sforzo per capire le circostanze della malattia, le provocazioni negative ricevute da propri problemi o da problemi altrui. Se per esempio si capisce che una sensazione di abbandono e di solitudine è un'eredità paterna o materna e non una realtà personale e attuale. Nel secondo secolo c'è una raccolta di storie, il Karmacataka, che racconta solo storie karmiche: come fu che il discepolo del bramino osa concupire la moglie del suo maestro, e rinacque con la tale o tal altra malattia; come fu che quel principe sedusse la figlia del suo medico, senza farne poi una delle sue concubine ufficiali, e nella vita successiva soffri di malattie cardiache, lui che aveva infranto il cuore altrui senza offrire riparazione?... Fra la fine dell'epoca vedica e l'inizio, del periodo indè si colloca l'appendice ai testi sapienziali Atharva Veda, che getta esplicitamente un ponte tra destino e astrologia: E' il fato che ha il Potere, lo sforzo umano è solo un pretesto. Come risultato di un destino ben nascosto, l'uomo può conquistare la Terra. Tra il destino e lo sforzo umano, il destino è superiore. Ecco il motivo per cui il re dovrebbe venerare il destino; di conseguenza, egli deve tenere presso, di sé un astrologo e un sacerdote - coloro che conoscono i riti e il destino - e deve sempre onorarli. Ma un re privo di astrologo è come un bambino senza padre, un re senza un sacerdote è come un bambino senza una madre. D'altronde l'idea di un destino onnipotente e soverchiante poteva contraddire la stessa autorità del re e dei suoi bramini, e ben presto cominciò a crescere il numero di coloro che interpretavano la legge del karma facendo sempre più posto al libero arbitrio, alla libertà umana di scelta, alla dignità della propria volontà. Se il fato è il risultato delle azioni passate, dice Yajnavalkya, allora le azioni dell'uomo sono importanti e quindi l'uomo si costruisce il destino con le sue stesse mani: Come un attore che indossa diversi costumi, il Sé forgia diversi corpi che risultano dalle azioni passate. Corpi diversi, anche non umani, come dice il guru Nanak: Quanti animali ho io prodotto? Quante ali ho io fatte volare? Comunque c'è un io che agisce, soprattutto nello stato umano: Proprio come un carro non può muoversi su una sola ruota, così il destino è ineffettivo senza lo sforzo umano e anche se è causato dai pianeti, esseri intelligenti che risiedono, nelle costellazioni, l'uomo può agire su di essi propiziandoseli. Colui che desidera ricchezza, lunga vita, salute e la pioggia deve rendere culto ai pianeti. Anche nell'astrologia indiana esiste il vecchio quesito se i pianeti producano o solo indichino il destino. Il grande Yaraha Mihira, il Tolomeo indiano, razionalista e concreto (siamo nel sesto secolo, epoca illuminata), sostiene che essi indicano. Lo zodiaco rivela completamente la parte della vita che sta per produrre i frutti delle azioni buone e cattive commesse nella esistenza precedente. Questa porzione della vita è il dasa, peculiarità dell'astrologia sanscrita, che divide iI periodo dell'esistenza in periodi favorevoli o sfavorevoli posto ciascuno sotto l'influenza di un pianeta, a cominciare dal nakshatra o costellazione occupata dalla Luna al momento della nascita. L'astrologia, dice Varaha Mihira, rivela i risultati ottenuti dalle azioni buone e cattive accumulate in un'altra vita, proprio come una lampada rivela gli oggetti nell'oscurità. Nel nono secolo l'astrologo Bhattopala spiega che vi è un karma permanente, drdha, che non può essere cambiato dallo sforzo dell'uomo, come per esempio il nascere in una città o in un piccolo paese, dopo altri fratelli o per primo, con certe caratteristiche fisiche e non altre, e questo è indicato appunto dai dasa dei pianeti; e poi c'è un karma adrdha, che può essere cambiato, ed è quello indicato dai transiti: i Pianeti in transito offrono la possibilità di correggere determinati aspetti della propria personalità via via che il movimento dei cieli illumina ora Saturno, ora Venere, ora Giove di nascita. Così gli autori del testo astrologico sanscrito fondamentale, l'Atharva Jyotisha, salvavano il libero arbitrio e insieme a esso la loro stessa autorità di interpreti e propiziatori degli dei pianeti attraverso le cerimonie e le mantiche. Anzi, i saggi indiani ordinano quasi di rimuovere qualunque cattivo aspetto dei pianeti, qualunque difficoltà da loro segnalata attraverso I'oroscopo: invece di predicare una passiva rassegnazione (cosi l'Occidente favoleggia I'Oriente), il fatalismo, i guru indiani, anche i guru astrologi, hanno sempre chiesto impegno, quindi azione e fiducia nelle proprie possibilità umane. Dice l'astrologo Somayaji, 1600: E' così attraverso i transiti dei pianeti che tutti i buoni e cattivi effetti sono causati agli esseri umani; ma i pianeti si placano se propiziati con adorazione, preghiere e invocazioni e così, quando sono placati, portano successo e cose buone al nativo, anche se sta passando attraverso posizioni astrali malefiche.
Ciao.
Pier/Vayu
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MessaggioTitolo: Re: Reincarnazione.   Reincarnazione. Icon_minitimeMer Lug 23, 2008 2:25 pm

LA REINCARNAZIONE NELLA CULTURA INDIANA da: http://sam9999.altervista.org/tibetano/reincarnazione.htm
Parte II

E l'astrologo Turuvenkatacharya: <<L'oroscopo è una mappa del karma e una indicazione del dharma, il retto agire; il presente può sconfiggere il passato>> sintesi, a mio parere, del pensiero astrologico indiano. Anche Buddha dice qualcosa del genere, nel sutra o discorso famoso dove indica il retto comportamento: <<Non pensare al passato, poiché non c'è più, quindi non può darti la felicita; non pensare al futuro, poiché non c'è ancora, quindi non può darti la felicita, concentrati sul presente, che c'è ed è l'unico che può darti la felicità>>. A proposito del Buddha, bisogna dire che mai egli affermò che esistesse un principio permanente che si perpetua anche dopo la morte, anche se per lui il karma e il suo frutto esistono, però non esiste un essere agente preciso, un io, una vita che si ripete, esatta e conclusa, da una esistenza a un'altra. Per il buddhismo esiste solo un aggregato di elementi, passeggero e privo di continuità, tranne che per il karma, quindi non c'è nessuna entità soggettiva, nessun personaggio da liberare dal gioco del samsara o illusione delle forme vitali, c'è solo l'illusione di una falsa personalità, da far cessare. Altro che le farneticazioni compiaciute di certi pseudo studiosi di astrologia karmica che si affrettano a trovare a qualsiasi persona una vita passata, sempre incontrollabile e sempre, chissà perché, così lusinghiera; sembra che siamo stati tutti Caterina di Russia o come minimo cortigiani di Alessandro Magno, mai uno qualunque che viveva zappando la terra. Non c'è da stupirsi se nello stesso continente indiano vi sono vecchie sette, come gli Ajivita, che negano gli effetti del karma, e perfino la stessa metempsicosi. Alla dottrina della trasmigrazione delle anime crede invece in pieno Madame Blavatskyj che nella sua Società Teosofica, fondata nel 1875 negli Stati Uniti, adotta molte teorie indiane, forse non perfettamente afferrate, arrivando a far affermare da un suo seguace che "i pianeti hanno un anima e hanno il compito di premiare e di punire" semplificazione forse eccessiva per la complessità dei simboli sanscriti. Ma le semplificazioni, appunto, semplificano, e non c'è da meravigliarsi se alla sua morte la Blatavsky ha più di 100.000 discepoli, e moltissime persone tuttora credono di essere veramente la reincarnazione anche nei minimi dettagli fisici del tale o tal altro personaggio che aveva commesso gesta spesso da romanzo. Testimone di questa credenza, neanche tanto sotterranea, il recente libro di Antonio Tabucchi, studioso del grande scrittore Pessoa, Nottumo indiano, pubblicato da Sellerio. Un'altra seguace della teosofia, Alice Bailey, parlava di reincarnazione non di singoli esseri soltanto, ma di gruppi interi di persone che rinascerebbero insieme per "avanzare il piano divino", una visione del mondo tipica della fine dell'800, quando l'euforia della Belle Époque faceva credere che l'uomo era il centro del mondo e tutto era al suo servizio o attendeva la sua opera; mentre abbiamo ben visto che l'uomo in realtà da duemila anni non fa che devastare il pianeta e non ha risolto uno solo dei mali veri dell'umanità, che sono la solitudine, la morte, l'incomprensibilità dell'esistenza, la fame di troppi esseri e la violenza. E sappiamo che l'uomo non è né la più antica né la più numerosa delle specie viventi, quindi anche da un punto di vista strettamente quantitativo neanche la specie dominante. Ma, soprattutto, la mentalità asiatica non distingue affatto il creato dalla creatura: l'uomo, l'animale, l'albero, la terra, sono tutte membra di Mahapurusha, il grande personaggio cosmico: non c'è nessuna creatura realmente individuale che opera su un creato distaccato e distinto da essa. Nel 1915 Aurobindo, il grande pensatore, poeta e partigiano dell'Indipendenza dell'India dalla British Rule assieme a Gandhi, dirà "La vera base della teoria della rinascita è l'evoluzione dell'anima o piuttosto il suo affiorare dal velo della materia e il suo graduale trovare se stessa". Quando si sentono certi clienti chiedere pateticamente all'astrologo: Ma mi innamorerò ancora? L'attesa di qualcosa di bellissimo e luminoso si fa sentire così intensamente che viene alla mente il vecchio proverbio: Chi si innamora, rinasce allora è l'attesa della rinascita potrebbe forse solo voler dire l'attesa di una nuova iniziazione alla vita, l'amore fa rinascere perché spalanca nuove energie e nuovi reami, un nuovo pezzo di realtà fino ad allora oscurata nella caverna. Un amore che potrebbe, essere anche qualcosa del passato, ma non del passato delta vita precedente; della porzione di vita precedente; della vita che precede quella adulta: l'infanzia. Un dotto professore dell'Università di Berkeley, in California, ha studiato recentemente la credenza nel karma dal punto di vista della sua funzione psicologica, del suo ruolo nella cultura e nella società indiana. Secondo il professor Robert P. Goldman, questa credenza esprime una paura fondamentale e universale, quella di aver trasgredito contro qualcuno o qualcosa in un periodo di cui si ha poca o nulla memoria. Tutte le letterature classiche, dalla sanscrita alla latina, non menzionano mai genuine memorie delta nostra unica sicura vita precedente: la prima infanzia, la vera vita emotiva dei bambini è un tabù, qualcosa che viene represso: sappiamo che fino all'800 i bambini non erano ritenuti soggetti degni delta società, li si vestiva da grandi, li si nascondeva in campagna con la balia finché non erano, adulti, quindi veramente presentabili. Anche oggi si è ricominciato a vestirli come i grandi, con i Jeans anche a pochi mesi, quasi negando la dignità di essere piccoli. Le trasgressioni dell'infanzia sono le ben note passioni che tutti conosciamo e di cui cosi poco parliamo: avidi di persone e di cose, rabbia di essere ostacolati. incompresi e derubati, soprattutto del genitore di sesso opposto, passioni per cui si sente di dover pagare qualcosa o si sarà schiacciati in futuro, nella vita futura. Ecco che il consiglio. dell'astrologo, quello specializzato nel Brghusamhita, rivelando a chi lo interroga quale era il peccato commesso, quale il pianeta che lo indica, quale pietra portare e quale cerimonia compiere (per esempio, liberare degli animali che stanno in pericolo di vita) facendogli in qualche modo fare penitenza, lo libera dal peso di una passività colpevole e lo distacca dal passato, ammendandolo. Questa interpretazione psicoanalitica nasce da un passo di Freud stesso in cui lo psichiatra viennese spiega il diffusissimo fenomeno del dejà vu, quella sensazione comunissima di aver già visto questo luogo, aver già detto queste parole, aver già incontrato questa persona, con un fenomeno di rimozione di una scena edipica, per cui in realtà quello che si stava ricordando, e non si vuole o può ricordare, è qualche scena emotivamente molto forte connessa non con una vita precedente, ma con la propria infanzia. Un altro testo orientale sembra dare obliquamente ragione a Freud: è il primo romanzo del mondo, la Storia di Gengji, il Principe Splendente, scritto dalla dama di corte dell'Impero Heian, Murasaki Shikibu, nell'anno Mille. Il bellissimo Principe Splendente passa la sua vita da una donna all'altra e da una festa e un intrigo di corte a un altro, nell'epoca più serena mai conosciuta dal Giappone. Le dame che per lui spasimano non si contano, e, al solo vederlo anche le più vecchie sentono che anni si aggiungono alla loro vita, d'altronde egli è cosi sensibile e innamorato dell'amore che tesaurizza ogni minima storia e passa la sua vita a visitare tutte le sue innumerevoli dame, e molte ne tiene vicino a sé in armonia, trascorrendo la vita in gare di liuto e in feste per contemplare la fioritura dei ciliegi; ma la cosa curiosa è che Gengii è attirato soprattutto dalle dame un po' nascoste e ritirate, si direbbe le più proibite: il suo massimo amore è la seconda moglie di suo padre, Futsujbo, con cui commette una grave colpa, mettendola incinta; nascerà un figlio che a sua volta, legge del taglione, karma, si innamorerà della Terza Principessa, giovane moglie di Gengii in età matura, e da lei avrà un figlio, facendo pagare così a Gengii la sua colpa giovanile. Tutto il romanzo è pieno di gentiluomini che spiano dame nascoste dietro pesanti cortine, e se riescono a vedere il volto proibito immancabilmente se ne innamorano, e spiegano a se stessi l'inesorabilità improvvisa della loro passione col pensiero che sicuramente un legame da un'altra vita li aveva uniti. Vediamo già il dottor Freud sogghignare... D'altronde sappiamo benissimo che i cultori della teoria del karma tradizionale sono numerosissimi, anzi in crescita, anche in Europa e in America, supportati da un numero crescente di pubblicazioni anche autorevoli, come lo studio del professor H. N. Banerjee del - Parapsychology Department dell'Università del Rajasthan a Jaipur, che ha raccolto per 15 anni storie di persone che ricordavano esattamente le loro vite precedenti. Quando chiesi a una yogini di Benares, una donna yogi di grande qualità e saggezza, il suo parere sulle teoria della reincarnazione, essa mi rispose: Vediamo non se una teoria è vera, ma se può servire a sentirci meglio, se dunque è benefica. Di tutte le verità possibili, scegli quella che ti fa stare meglio, quella che rallegra la tua mente e la tua anima, quella che vorresti sentirti dire, e quella segui. Già poiché, come dice Shakespeare, niente è buono o cattivo, o vero o falso, ma il nostro pensiero che lo rende tale. “
Ciao.
Pier/Vayu
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