Fisica ...tra Scienza e Mistero (Universo,Energia,Mente e Materia)
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 PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK

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Claudio Sauro

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MessaggioTitolo: PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK   PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK Icon_minitimeMar Mar 09, 2010 6:18 pm

Nella SSH non si considerano i fotoni come oggetti isolati e definiti, ma come essi ci appaiono in base alla risultante di rotazione (un tensore) in un dominio Spazio-Tempo-Energia enneadimensionale.
In parole povere, se cambia direzione la freccia che caratterizza la rotazione di quell’oggetto che a noi appare come un fotone, il fotone cambierà aspetto, diventando per noi materia neutra, oppure materia carica, ovvero antimateria, secondo le leggi di conservazione dello spin.

Non esistono, dunque, il fotone o la materia, bensì una serie di apparenze, che la nostra percezione tridimensionale può solo sfiorare. La realtà enneadimensionale sarebbe, invece, caratterizzata da luoghi di punti che ruotano attorno ad un asse, orientato in un modo tale da far apparire, a noi osservatori tridimensionali, questa rotazione come materia, antimateria oppure campo elettromagnetico (cioè fotoni).

Utilizzando le opportune leggi fisiche sarebbe possibile convertire il versore che caratterizza la rotazione di un gravitone in un versore che lo trasformi, ai nostri occhi, in un fotone, e quindi far assumere alla materia aspetto e consistenza di luce.

La luce così ottenuta, però, rispettando alcuni accorgimenti fisici, manterrebbe il precedente stato di aggregazione; sarebbe dunque una materia di luce, che si può attraversare senza subire danni e si può facilmente mandare alla velocità della luce, senza interferire con l’ambiente. Si potrebbe trasformare in luce solida uno spazio dove non esiste niente e servirsene per infiniti scopi.

Solo i fotoni possono passare attraverso l’aria senza spostarla, poiché sono quasi privi di massa inerziale.
Per ottenere questo risultato bisogna tuttavia aver chiara la relazione tra campo elettromagnetico e gravità, cioè tra luce e materia. Da questo punto di vista l’SSH fornisce in dettaglio la possibilità di realizzare questo effetto, modificando lo spin (la rotazione) di un luogo di punti del dominio Spazio-Tempo-Energia che ci appare in un certo modo, o come materia o come luce, per trasformarlo in un altro luogo di punti che ci apparirà in modo differente, come luce se prima era materia, oppure viceversa, senza modificare nessuna delle leggi della fisica odierna e senza alterare nessuno dei principi finora noti.
In precedenza qualcuno si era già accorto, in fisica, che le cose potevano essere descritte partendo da questo punto di vista.

I nostri spin hanno molto a che fare con i twistori di Penrose ed Hawking, ma potrebbero essere paragonati anche ai quaternioni di Maxwell o all’atomo vortex di Thompson, citati da Hoagland in un suo recente lavoro.


  • W.Hawking, R. Penrose, in "La natura dello spazio e del tempo", Ed. Sansoni, Milano (1998).
  • R.C. Hoagland, in "The Enterprise mission", ©️ (1998)
    consultabile nel sito http://www.enterprisemission.com

  • S.Weinberg, in "Gravitation and Cosmology", Ed J. Wiley, N.York (1972)
  • F.J.Tipler, in "La fisica dell’immortalità", Ed.Mondadori, Milano (1998)
  • T.B.Pawlicki, in "Una relazione sulla costruzione di un engine spazio-temporale",
    nel sito gopher://wiretap.spies.com/00/Library/Fringe/Ufo/build.u

  • Sui quaternioni vedere J.C. Maxwell, in "A treatise on electricity and magnetism",
    1,1, N.York (1954).



La parte delle nuove ipotesi della fisica moderna che non convince alcuni scienziati è la ineludibile presenza di un cosiddetto "etere". Lo Spazio non sarebbe vuoto, ma tra un corpo e l’altro ci sarebbe una sorta di "etere", un tipo di materiale invisibile che farebbe da collante per l’Universo, ma che localmente potrebbe essere luogo di operazioni di simmetria, una delle quali potrebbe essere la rotazione. Se non c’è niente, nulla può ruotare, ma la rotazione acquisisce significato se il suo operatore viene applicato a qualcosa. Più semplicemente: l’operatore + (più), se è applicato ad una coppia di numeri assume significato, ma se sta da solo non serve a niente.

Esperimenti sulla misurazione della velocità della luce non hanno, finora, messo in evidenza l’etere. Gli esperimenti fatti dimostrano solo che la luce non interagisce con questo etere, perché per il fotone esso può risultare quasi trasparente.
La presenza di un "etere" spiegherebbe, invece, come mai certi tipi di informazioni possano viaggiare nello spazio alla velocità della luce, mentre altri tipi di informazioni sono trasferite istantaneamente, pur dipendendo sempre dal materiale con cui è fatto l’Universo. Per esempio il fatto stesso che la velocità della luce abbia una certa grandezza, sarebbe, secondo alcuni, la prova che i fotoni passano attraverso un particolare materiale (l’etere), che definisce il modulo della velocità.

Se questo etere non esistesse, la luce, intesa come informazione, non dovrebbe affatto propagarsi, per similitudine con quanto accade per i suoni, i quali, in assenza di atmosfera, non possono propagarsi proprio per la mancanza di un mezzo, l’aria in questo caso, che funga da supporto al passaggio dell’informazione stessa. Così nell’aria il suono ha la sua velocità caratteristica (la cosiddetta velocità del suono) ed anche la luce avrebbe la sua velocità caratteristica nell’etere (la cosiddetta velocità della luce).

La gravitazione, invece, si espanderebbe praticamente all’istante in tutto l’Universo, semplicemente perché la gravitazione stessa non è un’informazione che si propaga attraverso l’etere, ma è prodotta dalla distorsione del piano spazio-temporale. Ciò comporta che, se dal nulla ipoteticamente si materializzasse un corpo solido nello Spazio, i suoi effetti gravitazionali di deformazione Spazio-Temporali sarebbero pressoché immediati in qualsiasi punto dell’Universo.

In realtà, se le cose stessero veramente così, mentre l’informazione viaggerebbe sul piano Spazio-Tempo alla velocità della luce, la componente lungo l’asse dell’Energia si propagherebbe quasi istantaneamente lungo l’asse stesso. È quel "quasi" a farci dubitare che le cose stiano realmente così.

Infatti l’elasticità del piano spazio-temporale provocherebbe comunque un ritardo nella deformazione del piano stesso. È come dire che la fisica odierna contraddice se stessa, poiché ammette l’esistenza di un piano spazio-temporale che può dilatarsi mentre si deforma e non accetta, nel contempo, la presenza di un etere, ammettendo, di conseguenza, che l’informazione gravitazionale si presenti con ritardo. Ma tale ritardo non è previsto dalla teoria della relatività, secondo la quale l’informazione si propaga istantaneamente lungo l’asse dell’Energia potenziale!

L’SSH, anche in questo caso, chiarisce come stanno realmente le cose. Infatti abbiamo visto come, sul piano Spazio-Tempo, l’informazione dipenda da 2
p cioè dalla rotazione del luogo di punti associati al fotone, ma dobbiamo ricordare che tale risultato dipende a sua volta dal fatto che la velocità, nel caso specifico, viene calcolata in un sistema biassiale, che comprende, appunto, Spazio e Tempo.

Nasce così la limitazione della velocità della luce, ma se si fa il calcolo di una ipotetica velocità su di un solo asse di propagazione, si constata che essa non presenta limiti di sorta. (Ricordiamo che la velocità, nel dominio SSH, è adimensionale ed è definita come l’apparente spostamento di un’informazione lungo uno o più assi del dominio stesso).

In altre parole quando un rotore si mette in moto, come la rotellina iniziale di una fila composta da trecentomila rotelline perfettamente rigide, tutte sullo stesso asse ed ingranate senza giochi, la trecentomillesima rotellina si muoverà istantaneamente, senza ritardo, mostrando come l’informazione, su di un solo asse, non abbia limiti nella velocità di propagazione, come invece accadrebbe se avesse due componenti e si muovesse, pertanto, su di un piano.

Quindi lo Spazio-Tempo è composto di qualcosa e questo qualcosa deve essere rigido, poiché, se non ci fosse questo qualcosa, non avremmo nessun effetto a distanza, prodotto dalla gravitazione. Come mettere allora d’accordo le due correnti di pensiero, pro e contro l’esistenza di un qualsivoglia materiale su cui poggia l’Universo?
La teoria della Zero Point Energy (ZPE) ci viene in aiuto, confermando ancora una volta che l’SSH, essendo una teoria globale, comprende anche questo aspetto della fisica moderna.

Secondo la teoria della ZPE la carenza di effetti fisici non sarebbe dovuta alla mancanza di cause, ma alla presenza di un certo numero di cause contrastanti che si annichilirebbero all’istante. Così, dove non c’è materia, ci sarebbero, in realtà, un gravitone ed un antigravitone i quali, nello stesso attimo in cui vengono creati, si autodistruggerebbero. Come risultato finale noi non ci accorgeremmo di questo problema e per noi la mancanza di forze sarebbe dovuta alla mancanza di qualcuno che tira una metaforica corda, mentre invece ci sono due contendenti di ugual forza che tirano la corda con uguale impeto in due direzioni diametralmente opposte.
Il risultato sarebbe lo stesso e la corda rimarrebbe ferma.

Nell’ipotesi SSH il vuoto non ci sarebbe, ma ci sarebbe un insieme di cose e di anticose che si creano e si distruggono vicendevolmente. Ora, se una cosa è caratterizzata, nella SSH, da una rotazione in senso orario in una certa direzione, la sua anticosa sarà caratterizzata da una rotazione in senso antiorario in direzione opposta. La cosa e l’anticosa sono dunque due vettori che esistono, ma la loro somma è nulla ed il loro effetto totale è zero. Se applichiamo a questa coppia di oggetti, e non al NULLA, una rotazione identica a quella che descrive la cosa, come risultato finale questa rotazione si sommerà al sistema di forze e due cose più un’anticosa produrranno, come effetto finale, una cosa.

L’effetto fisico della rotazione sarà dunque visibile, perché l’operatore matematico rotazione avrà agito sulla Zero Point Energy, e non sul NULLA; per di più l’insieme di cose ed anticose costituirebbe il materiale con cui è costruito l’Universo, ovvero l’etere della fisica moderna.

La luce solida prodotta dagli OVNI, per esempio, potrebbe essere ottenuta applicando ad un luogo di punti dello Spazio, caratterizzati dalla presenza di fotoni ed antifotoni virtuali, la rotazione attorno all’asse dello Spazio e del Tempo che, secondo la SSH, corrisponde alla formazione di fotoni reali. I fotoni reali distruggerebbero gli antifotoni virtuali e rimarrebbero dei fotoni virtuali, i quali, in assenza dei loro antagonisti, diverrebbero reali.

Applicando il concetto di rotazione avremmo, quindi, ottenuto formazione di luce dal nulla. Trasformare temporaneamente la materia in luce sarebbe altresì un gioco da ragazzi e si potrebbe non solo mandare un oggetto alla velocità della luce praticamente senza spese di Energia, a causa della quasi assenza di massa inerziale, ma anche passare "da una stanza all’altra" della macchina volante, come raccontano molti addotti, semplicemente trasformando la parete solida della stanza in parete di fotoni, per poi richiudere il varco luminoso, facendo tornare i fotoni allo stato di materia, con densità diversa da zero.
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pier

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MessaggioTitolo: Re: PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK   PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK Icon_minitimeMer Mar 10, 2010 6:55 pm

Molto interessante l'articolo che hai postato e che dovrebbe essere tratto da http://www.edicolaweb.net/superspi.htm in tale link vi sono altri interessanti articoli che val la pena di approfondire.
Ritornando all’articolo postato le parole” Non esistono, dunque, il fotone o la materia, bensì una serie di apparenze, che la nostra percezione tridimensionale può solo sfiorare” mi ricordano la grande illusione o Maya per colpa della quale non riusciamo a vedere la realtà nel suo insieme.
Allo stesso modo le parole” Nell’ipotesi SSH il vuoto non ci sarebbe, ma ci sarebbe un insieme di cose e di anticose che si creano e si distruggono vicendevolmente.” mi ricordano il termine vedico/sanscrito Akasha . A tale proposito posto l’articolo tratto da http://scienzaespiritualita.blogspot.com/2009/02/etere-akasha-e-vuoto-quanto-meccanico.html.
ETERE, AKASHA, E VUOTO QUANTO-MECCANICO
di Andrea Boni.
Molti non sanno che il pensiero scientifico moderno è stato (ed è tuttora) arricchito da diversi pensatori (fisici, matematici, filosofi), che hanno proposto molte teorie che si avvicinano in modo sorprendente alle conclusioni a cui sono arrivati i saggi indovedici con millenni di anticipo. I loro risultati sono il frutto di un'intelligenza lucida, priva di pregiudizi scientifici e religiosi, e di un'intuizione acuta, che trae molto spesso ispirazione da una vita basata su principi virtuosi, fondati su un desiderio profondo di conoscere e divulgare la verità. Tra i tanti desidero qui menzionare i nomi di Marco Todeschini (1899-1988), fisico, Luigi Fantappiè (1901-1956), matematico, e Massimo Corbucci, fisico. Alcuni aspetti del pensiero del primo e del terzo sono trattati in questo articolo, mentre le straordinarie scoperte del secondo saranno descritte in un altro articolo.
Parte di quanto segue è stato liberamente tratto e parzialmente modificato dal libro di Marco Teodorani "Marco Todeschini: Spaziodinamica e Biopsicofisica", Macroedizioni.
Nato a Valsecca di Bergamo il 25 Aprile 1899, Marco Todeschini lasciò il corpo a Bergamo il 13 Ottobre 1988. Si laureò in Ingegneria a Torino nel 1921 e in seguito si specializzò in svariati rami della Fisica e della Neurofisiologia. Insegnò sia alle scuole Superiori che al biennio di Ingegneria Superiore STGM di Roma. I suoi studi ebbero ampia diffusione in Italia e nel mondo e riconosciuti da importanti esponenti del mondo Accademico (tra cui Fermi, Majorana, Marconi, ecc.). Ebbe anche diversi scambi di idee con Bohr, Chain, Heisenberg, Pauli, Dirac, ed altri. Tuttavia, malgrado ciò, Todeschini fu sostanzialmente emarginato dal resto della comunità Accademica, e la sua opera, di fatto, è tuttora ignota ai più, malgrado le sue forti implicazioni: è un fatto davvero grave che i libri di Todeschini non siano presenti nella maggior parte delle Biblioteche Universitarie Italiane. Ciò è principalmente dovuto al fatto che il lavoro di Todeschini pone dei forti dubbi su molti dei risultati scientifici che si pensano ormai acquisiti, un terreno scientifico che si è sempre creduto solido, monolitico, assodato e indiscutibile. Cercare realmente la verità ha tuttavia un prezzo: comporta spesso ed inevitabilmente uno scontro con i paradigmi e i dogmi correnti. Todeschini fu un uomo saldamente fermo nei suoi principi elevati, e dedicò la sua vita alla scienza. Principalmente, egli fondò una nuova disciplina chiamata “Psicobiofisica”, per la quale, nonostante numerosi contrasti con l'Accademia, fu proposto per il Nobel nel 1974. Tale teoria fu definita dal suo stesso autore la “scienza unitaria del terzo millennio”, poiché inglobava in sé la fisica, la biologia e la psicologia. Il suo scopo era una riunificazione di tutte le leggi del creato e partiva dall'assunzione che i moti dell'universo, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande, nascessero da un “etere” universale in perenne moto vorticoso in grado di influenzare sia la materia che gli esseri viventi. La psicobiofisica comprende tre settori: 1) una parte fisica, con la quale è dimostrato come tutti i fenomeni naturali si identifichino in particolari movimenti di spazio fluido (l'etere); 2) una parte biologica, con la quale si evidenzia che i movimenti di spazio fluido, urtando contro i nostri organi di senso, producono delle correnti elettriche che vengono trasmesse dalle linee nervose del cervello, suscitando così nella psiche le sensazioni di luce, elettricità, calore, suono, tatto, odore, dimostrando così che tutti gli organi del sistema nervoso di un essere vivente funzionano in base ad una vera e propria tecnologia elettronica; 3) una parte psichica, dove la psiche viene intesa come un atto di volontà che si serve del sistema nervoso come di un semplice strumento. Con questa teoria Todeschini riuscì a superare tantissime contraddizioni, dimostrando che la frammentazione della scienza nelle sue tantissime branche è alla radice della nostra ignoranza sulla reale natura dell'Universo e sulla nostra stessa vita. Solo una teoria unificata può davvero cercare di comprendere le radici profonde dell'Universo ed il suo scopo (incluso il ruolo di ciascun essere vivente).
La teoria di Todeschini contraddice la teoria della gravitazione universale così come enunciata da Isaac Newton la quale, negando l'esistenza dell'etere, contempla l'esistenza di misteriose “forze” che si manifesterebbero in corpi dotati di massa, e che sarebbero in grado di muoversi di moto uniforme all'interno di uno spazio assolutamente vuoto e quindi privo di attrito.
Il pensiero di Todeschini raccoglie in parte quello di Cartesio, il quale era fermamente convinto che lo spazio non fosse “vuoto”, come riteneva invece Einstein, ma riempito di una sostanza denominata “etere”, nella quale possono prodursi vortici e onde (che generano la materia e tutte le sue interazioni). Cartesio riteneva che lo stesso sistema solare fosse un gigantesco vortice di etere in cui i pianeti sarebbero immersi e costretti a continue evoluzioni intorno al sole. E ancora prima di Cartesio la stessa idea era nata dal caposcuola Anassagora, seguita e rielaborata da Leucippo, e poi adottata dai Filosofi Platone e Aristotele, che condividevano l'idea che non esistesse spazio vuoto, ma che la materia fosse immersa in una sostanza che indicavano come spazio “pieno” (Platone) o “etere” (Aristotele), intendendo, in definitiva, la stessa cosa, simile a quello che i fisici moderni chiamano “vuoto-quanto-meccanico”. Tale termine è stato recentemente utilizzato anche dal Fisico Massimo Corbucci nel suo libro “Alla scoperta della particella di Dio”.
Il vuoto quanto-meccanico postulato dal dottor Corbucci nella sua teoria delle particelle subatomiche riteniamo possa, in buona parte, corrispondere alle caratteristiche dell’elemento “etere” di Todeschini e all'elemento akasha introdotto millenni or sono dalla filosofia Samkhya. Questo, peraltro, è affermato anche da uno dei più famosi scienziati contemporanei, Ervin Laszlo.
L’elemento akasha descritto dall’antica filosofia Samkhya, probabilmente la più antica del genere umano, è tradotto variabilmente nelle lingue europee moderne con i termini di ‘spazio’ e di ‘vuoto’. Per le caratteristiche peculiari del vuoto quanto-meccanico potremmo utilizzare questa stessa definizione anche per il termine akasha della filosofia Samkhya, che indica un contenitore (composto di prakriti, materia, seppur sottile, essendo uno dei pancabhuta), per l’appunto “vuoto” avente la potenzialità-disponibilità massima di manifestare tutto ciò che diventa fenomeno (dall'etere infatti, secondo il Samkhya, derivano tutti gli altri bhuta, ovvero l'aria, il fuoco, l'acqua e la terra). L'elemento akasha, insieme a tutti gli altri elementi, sono di fatto energie del parampurusha, l'Essere che si situa ontologicamente al di là di materia, spazio e tempo. Si veda a tal riguardo Bhagavad Gita VII.4:
“Terra, acqua, fuoco, aria, etere, mente,
intelligenza e falso ego – questi otto elementi distinti da Me,
costituiscono la Mia energia materiale”.
Quando si manifestano i fenomeni secondo il Samkhya? Quando nel vuoto o nello spazio si situa l’osservatore, il purusha. Qui varrebbe la pena di citare la famosa teoria, poi dimostrata ed accettata dalla scienza, del Principio di Indeterminazione di Heisenberg del 1928, secondo il quale un fenomeno non si può precisamente determinare in quanto l’osservatore - osservandolo - lo modifica; da qui appunto l'enunciazione del ‘Principio di Indeterminazione’. Similmente, nella filosofia e psicologia Samkhya si evidenza che quando il purusha - con la sua coscienza e capacità di osservazione - penetra nella prakriti o dimensione empirica, il primo impatto che questi ha è con lo spazio ed è nello spazio - nell'interazione con la coscienza - che si manifesta la materia con la sua specifica forma empirica, definita in termini moderni come massa, proprio come nel concetto del vuoto quanto-meccanico postulato dal dottor Corbucci o dall'”etere” di Todeschini. Il purusha si carica di massa, quindi manifesta il corpo materiale, a seguito dell’impatto con akasha (lo spazio, il vuoto).
Che la massa si origini da questo spazio-vuoto nell'interazione con la coscienza dell'osservatore è ciò che postula anche la Fisica moderna; infatti, affinché le onde energetiche si trasformino in particelle subatomiche è necessario l’impatto con l’osservatore. Rimangono onde se non vengono osservate e diventano particelle, dunque si caricano di massa, quando invece sono osservate. Con il linguaggio della Fisica moderna il dottor Corbucci spiega che esse attingono massa dal vuoto quanto-meccanico; nella filosofia Samkhya si afferma che il purusha si riveste di materia (massa) nel suo impatto con la prakriti nella forma di akasha, ed è da questo impatto che si genera il Tempo. Quest'ultimo ha infatti influenza solo sulla massa, ma non sul purusha. Il purusha non è eterno perché dura tanto nel Tempo, bensì perché non ha niente a che fare con esso. Né con lo Spazio: il purusha è definito pura coscienza (cit), a-temporale e a-spaziale. Si veda a tal fine Bhagavad Gita II.12:
“Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo,
Io, tu e tutti questi re, e in futuro mai nessuno di noi cesserà di esistere”.
Secondo la filosofia Samkhya, quando la prakriti è allo stato non manifesto (a-vyakta) i guna, ovvero le sue energie strutturanti, sono come forze contrapposte che si annullano reciprocamente producendo una stasi. Quando invece la coscienza (purusha) osserva la prakriti, queste forze si attivano generando i fenomeni materiali e rimangono in moto fino a che non si produce lo stato di kaivalya, ovvero la liberazione del purusha dalla prakriti così come descritta negli Yoga-sutra di Patanjali. Kaivalya consiste nel processo attraverso il quale il purusha si libera dalla massa che ha sviluppato per tornare ad essere puro purusha, puro brahman o puro atman.
Per saperne di più:
Marco Ferrini, “Coscienza e origine dell'Universo”, Edizioni CSB
Marco Ferrini, “Psicologia del Samkhya”, Edizioni CSB
Ervin Laszlo. "L'esperienza akashica", Scienza e conoscenza, Gen.-Feb.-Mar.2009
Massimo Teodorani, “Marco Todeschini: Spaziodinamica e psicobiofisica”, Macroedizioni.
Massimo Corbucci, “Alla Scoperta della Particella di Dio”, Macroedizioni.

Pubblicato da Andrea Boni a 09.33
Etichette: akasha, bhagavadgita, bhakti, bhakti yoga, campo unificato, centro studi bhaktivedanta, csb, marco ferrini, philosophy, psychology, scienza, spiritualità, yoga

1 commenti:
Anonimo ha detto...
Il Vuoto Quantomeccanico del dottor Corbucci è la più grande scoperta di tutta la storia della Scienza, perchè il C.E.R.N. di Ginevra non ha attenzione per il suo incredibile lavoro e continua con la storia del Bosone di Higgs?
Non ci farà bella figura la Comunità scientifica, quando dovrà ammettere tra qualche tempo, di essere stata superata dalla genialità di un Italiano, privo di mezzi economici. Potrebbe far fare un'edizione del TG, dove finalmente si dice: un italiano ha scoperto da dove origina la materia, possiamo sospendere la ricerca della particella di Dio e ricominciare una nuova Fisica, con un Nuovo Sistema Periodico (NUOVA TAVOLA PERIODICA), un nuovo modello Standard (senza più la gravità tra le forze) e una nuova Matematica. (Il Fisico italiano ha anche superato il limite ALEPH3, che attualmente tiene inchiodata la matematica e rende necessario in fisica nucleare operare la RINORMALIZZAZIONE.
Per non parlare poi della possibilità di dotare l'astronautica del TRASMETTITORE ISTANTANEO, che consentirebbe di vedere le immagini delle sonde spaziali istantaneamente, senza l'attesa del tempo di propagazione dovuto a "c". Insomma parlano tanto di ricerca scientifica, poi un italiano che fa una scoperta da rivuluzione epocale, viene ignorato? Questa mi sembra pura follia delle istituzioni, sedicenti scientifiche.


21 novembre 2009 17.31
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Claudio Sauro

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MessaggioTitolo: Re: PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK   PER UN NUOVO CONCETTO DELLA REALTA', DI STAR TREK Icon_minitimeGio Mar 11, 2010 3:15 pm

In effetti pier, nella mia ignoranza di fisica, ho intravisto che l'articolo di Star Trek poteva avere dei parallellissimi importanti con la fisica quantistica ed in particolare con la Teoria delle Apparenze di Marco Todeschini.
Pertanto ho preferito postare l'articolo intero anzichè il sito, perchè generalmente l'articolo intero da più nell'occhio e viene letto piu facilmente, mentre al sito generalmente si passa sopra senza neppure leggerlo.
Per il resto cosa vuoi che ti dica.
Capisco che hai nozioni di fisica più profonde delle mie, ad esempio le teorie del Carbucci io neppure le conosco.
La fisica per me è un piccolo passatempo.
Devo concentrarmi più sulle malattie e le erbe medicinali.
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