La malattia di Alzheimer
La malattia di Alzheimer (AD) è certamente una delle patologie più frequenti al giorno d’oggi e certamente il tipo di demenza più frequente. La sua incidenza è certamente più frequente nei paesi industrializzati che nei paesi del terzo mondo e questo aspetto dovrebbe farci riflettere. Si pensi che tale demenza sia responsabile del deterioramento cognitivo del 50-80 % dei soggetti anziani.
Attualmente negli Stati Uniti i pazienti affetti da tale demenza sono 5 milioni, il numero delle persone affette da tale demenza in Europa si stima sia ancora più alto, intorno ai 7-8 milioni.
Quello che è tragico è che entro il 2050 tale numero si dovrebbe triplicare. Questo è sicuramente dovuto anche ad un invecchiamento della popolazione, ma quello che risulta scarsamente spiegabile è pure l’abbassamento dell’età media dei soggetti affetti da tale demenza.
Mentre fino a qualche anno fa era quasi inconcepibile che L’Alzheimer iniziasse sotto i 65 anni, attualmente sta crescendo il numero di affetti da AD che hanno 50 anni.
Nell’Alzheimer si ha una grave perdita neuronale, la neocortex si atrofizza e si ha un allargamento dei solchi cerebrali. Sebbene alcune cose siano state individuate, ad esempio una predisposizione genetica e l’età (la frequenza della patologia aumenta proporzionalmente all’età) ci sono altri fattori che restano abbastanza oscuri, ad esempio il perché si abbia una progressiva perdita della produzione di acetilcolina (mediatore chimico) ma soprattutto perché il cervello riesca ad utilizzare poco l’acetilcolina presente.
L’acetilcolina gioca un ruolo fondamentale per la conservazione della memoria, ma entra anche nei meccanismi del movimento e del linguaggio.
Talvolta la demenza si manifesta uno o due anni prima con un episodio singolo e particolare: ad esempio una persona stà per recarsi in una determinata località, ma improvvisamente non sa più dove si trova, dove stava andando, come tornare a casa. Fra questo episodio singolo e l’instaurarsi della demenza vera e propria possono passare anche 1-2 anni.
Poi la demenza inizia con grossi vuoti di memoria, inizialmente il linguaggio non è compromesso ma con l’avanzare della malattia viene compromesso anche quello fino a che la persona non riesce neppure ad articolare le parole. Successivamente vengono compromesse anche le funzioni motorie.
Per diagnosticarla ci sono dei Centri specializzati negli ospedali, e si utilizzano test molto semplici.
Ma l’eziologia resta ancora una cosa abbastanza oscura; si sa per certo che nell’Alzheimer c’è un aumento di alluminio nel cervello, ma il perché questo si accumuli resta completamente ignoto.
Del resto si è visto che persone che fanno uso di grandi quantità di ossido di alluminio come antiacido, non vanno necessariamente incontro a demenza..
Per cui i motivi dell’accumulo di alluminio restano sconosciuti.
Recentemente si è ipotizzato che la demenza sia dovuta a prioni, cioè quelle stesse proteine che causano il Morbo della Mucca Pazza, e questo sembrerebbe confermato da osservazioni con il microscopio elettronico, ma resta il fatto che a differenza dei prioni della mucca pazza che si trasmettevano con l’uso di carne, sembra che i prioni dell’Alzheimer non riescano a trasmettersi affatto, o meglio sembrava, perché recenti studi che hanno utilizzato lisati del cervello di persone affette dalla malattia e li hanno iniettati nel cervello di primati e di cavie, inizialmente non sembravano dare alcun risultato, ma con il passare del tempo si è visto che questi animali sviluppavano una demenza del tutto simile a quella di Alzheimer.
L’eziologia infettiva dunque sembrerebbe confermata e forse non si è notata prima perché l’uomo non usa mangiare la carne dei propri simili; comunque i prioni sviluppano la malattia in un tempo molto lungo.
Contro questi prioni attualmente non è stato trovato nessuna terapia, l’Alzheimer resta una patologia incurabile. Si usano farmaci che agiscono sul potenziamento dei neurotrasmettitori colinergici, ma con scarsissimi risultati. Recenti studi eseguiti in Giappone sembrano aver messo in evidenza che dosi alte di Vit. D3 riescono a prevenire la malattia, ma sono stuti ancora in corso, il meccanismo assolutamente non si conosce, per cui non mi sento ancora di dare la cosa per certa.
L’Alzheimer è una patologia che ha un costo enorme per la società, crea inoltre dei grossi problemi di gestione del paziente, non sempre la famiglia che ha l’anziano demente può permettersi di metterlo in un centro specializzato o in un ricovero. Molte famiglie devono cavarsela da sole con problemi di gestione del paziente enormi.
Ho cercato di riassumere in breve la malattia di Alzheimer, e questo l’ho fatto data l’importanza sempre maggiore e l’impatto che tale patologia ha per la società, impatto che è destinato a salire in modo esponenziale; ovviamente se ci sono domande sono pronto a rispondere.
(non oggi pomeriggio che ho ambulatorio)