Noi non abbiamo il libero arbitrio o questo è assai ridotto.
Le persone si comportano come dei burattini in preda ad un burattinaio talvolta sanguinario .
La cosa importante è liberasi da questo meccanismo e lamentarsi non serve a nulla . La bacchetta magica non esiste ed il percorso è difficile perché bisogna lavorare su sé stessi e gli aiuti sono rari .
Recentemente un mensile di carattere scientifico ha pubblicato un articolo di cui riporto le parti essenziali.
Da questo articolo nasce un interrogativo e cioè : "Siamo solo marionette?" ..............
"L'inconscio, gran burattinaio che in base a parametri suoi, che in gran parte ci sono ignoti, valuta i fatti e poi agisce."
C’è un altro te stesso dentro te
Il pilota della tua mente .
E’ lui che decide ,tu non te ne accorgi
Due pensieri filosofici alternativi spiegano l'agire umano:
il libero arbitrio, secondo il quale ogni individuo è libero di scegliere come comportarsi; e il determinismo per il quale la realtà è in qualche modo predeterminata e la capacità di scegliere illusoria. Non sono mere disquisizioni teologici.. Se esiste il libero arbitrio, sono giustificati la responsabilità delle proprie azioni in campo penale e il relativo sistema di sanzioni. Ma ne discendono anche l'economia di mercato e la democrazia stessa.
Cervello in azione
Oggi le neuroscienze sembrano in grado di risolvere questa diatriba. Perché possono vedere in azione le aree del cervello che dovrebbero garantire il libero arbitrio, cioè quelle del pensiero razionale.
E possono spiegare perché compriamo una certa marca di pelati al supermercato, perché votiamo un partito o sposiamo un certo partner. Quanto interferiscono in queste scelte le influenze subliminali , quanto i meccanismi psicologici, quanto l'inconscio, le emozioni, la biologia. E magari aiutarci a riprendere il controllo sulle nostre azioni. Ecco gli studi più importanti e le loro conclusioni.
Pilota automatico
I primi esperimenti che hanno dimostrato la relativa illusorietà del libero arbitrio risalgono al 1965. Benjamin Libet, Nobel e fisiologo della University of California a San Francisco, con gli strumenti imprecisi di allora dimostrò che l'area cerebrale che pianifica i movimenti corporei entra in azione 3 decimi di secondo prima che l'individuo decida di alzare un dito. Libet ne dedusse che vi era una discrepanza fra l' "inizio dell'attività cerebrale" e il tempo in cui appare l'intenzione cosciente di compiere un atto ritenuto volontario, e che quindi si doveva respingere il concetto di libero arbitrio.
Gli studi successivi hanno confermato i risultati di Libet. «L'impressione che siamo liberi di scegliere fra varie possibilità è fondamentale per la nostra vita mentale» spiega John-Dylan Haynes, ricercatore del Max Planck Institute di Lipsia, in Germania. «Ma la ricerca ha suggerito che quest'esperienza soggettiva di libertà non sia nulla più di un'illusione e che le nostre azioni siano dettate da processi mentali inconsci che precedono di molto la scelta cosciente».
Insomma, il nostro cervello prende le decisioni in base a quello che contiene, ma al volante di questo processo non c'è la nostra coscienza, non c'è la razionalità. C'è una sorta di burattinaio che, in base a parametri suoi, che ci sono in gran parte ignoti, valuta i dati presenti in cassaforte e poi agisce.
Costrutti mentali
Haynes studia proprio questi processi con la risonanza magnetica funzionale (fRmn). Ad aprile del 2008 ha dimostrato in modo ancor più circostanziato, con uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Neuro-science, che il libero arbitrio è un costrutto mentale. Ha chiesto a 14 volontari che vedevano scorrere delle lettere su uno schermo di scegliere se premere un bottone posto vicino alla mano destra o quello posto vicino alla sinistra, e poi, con la risonanza magnetica funzionale, ha seguito cosa succedeva nel loro cervello. E ha visto che l'area della corteccia prefrontale, implicata nella progettazione, si attivava 7 secondi prima che i volontari sapessero coscientemente quale bottone premere. E non solo: dall'attività cerebrale che precedeva la scelta cosciente i ricercatori erano anche in grado di predire con un'attendibilità del 60%, quale pulsante avrebbero premuto. Insomma, la scelta era avvenuta prima e non era stata certo "razionale" come finora l'abbiamo intesa.
Attività nascosta
«Quando la decisione dell'individuo giunge alla coscienza è stata influenzata da una attività cerebrale inconscia della durata di circa 10 secondi che codifica anche il contenuto della risposta» spiega Haynes. «Dice che cosa il soggetto deciderà in base ad alcune pianificazioni inconsce del comportamento che sono contenute nel cervello».
Ma l'inconscio occupa molto più posto di quanto pensasse Libet, perché non è coinvolto solo nelle decisioni. Anche la soluzione dei problemi non sembra derivare dal "ragionamento cosciente", ma essere frutto di un lavorìo inconscio che neppure il sonno ferma. Poi, ottenuta la risposta, la consegna preconfezionata alla coscienza. Questo spiega la sensazione di illuminazione creativa degli inventori.