TU SEI QUELLO
Quando Svetateku aveva dodici anni, suo padre Uddalaka gli disse:
”Svetuteku, adesso devi andare a scuola e studiare. Nessuno della nostra famiglia, figlio mio, ignora il Brahaman”.
Allora Svetateku andò da un insegnante e studiò per dodici anni. Dopo aver imparato a memoria tutti i Veda, tornò dalla sua famiglia pieno di orgoglio per il suo sapere.
Suo padre, notando la presunzione del giovane, gli disse: “Svetateku, hai cercato la conoscenza attraverso la quale noi udiamo l’inudibile, percepiamo l’impercettibile, conosciamo l’inconoscibile?”
“Qual’ è questa conoscenza, padre?” chiese Svetateku?.
“Figlio mio, come attraverso la conoscenza di un mucchietto di argilla, sono conosciute tutte le cose fatte d’argilla, poiché la differenza è solo nel nome e originata dalle parole, e la verità è che tutte sono argilla; come conoscendo una pepita d’oro, sono conosciute tutte le cose d’oro, poiché la differenza è nel nome e nasce dalle parole, e la verità è che tutte sono d’oro; così è quella conoscenza, con la quale noi conosciamo tutto”.
“Certamente i miei venerabili maestri ignorano questa conoscenza; poiché se l’avessero posseduta, me l’avrebbero insegnata. Dammi tu, perciò, padre, questa conoscenza”.
“Così sia”, disse Uddalaka, e continuò:
“All’inizio era l’Esistenza, Una, senza secondo. Alcuni dicono che all’inizio era solo la non-esistenza, e che da questa nacque l’universo.
Ma come potrebbe essere così? Come potrebbe l’esistenza essere nata dalla non esistenza?
No, figlio mio, all’inizio era solo l’Esistenza – Unica, senza secondo. Egli, l’Uno, pensò fra sé:
’Che io sia molti, che io cresca.’ Così, emanato dal sé, proiettò l’universo; e avendo proiettato fuori dal proprio sé l’universo, entrò in ogni essere. Tutto ciò che è ha la sua esistenza in lui solo. Di tutte le cose egli è l’essenza sottile. Egli è la verità. Egli è il Sé.
E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU”.
“Per favore, padre, dimmi di più su questo Sé”.
“Sia così, figlio mio:”
“Come le api fanno il miele raccogliendo i succhi da molti alberi da fiore, e come questi succhi trasformati in un sol miele non sanno da quali fiori derivino, similmente, figlio mio, tutte le creature, quando sono immerse nell’unica Esistenza, sia in un sonno senza sogni o nella morte, non sanno nulla del loro stato passato o presente, a causa dell’ignoranza che li avvolge non sanno che sono immersi in lui e che da lui ebbero origine.
“Qualsiasi cosa siano queste creature, un leone o una tigre, un cinghiale o un verme, un moscerino o una zanzara, questo esse rimangono dopo essere tornate dal loro sonno senza sogni.
“Tutte queste creature hanno il loro sé in lui solo. Egli è la verità. Egli è la sottile essenza in tutto. Egli è il Sé.
E quello Svetateku, QUELLO SEI TU.
“Per favore, padre, dimmi di più su questo Sé”.
“Sia così, figlio mio:
“I fiumi dell’est scorrono ad est, i fiumi dell’ovest scorrono ad ovest, e tutti entrano nel mare. Da mare a mare passano, le nuvole li portano in cielo come vapore e li restituiscono come pioggia. E questi fiumi, quando sono uniti al mare, non sanno se sono questo o quel fiume, allo stesso modo tutte quelle creature che ho nominato, quando tornano dal Brahman, non sanno da dove venivano.
“Tutti questi esseri hanno il loro sé in lui solo. Egli è la verità. Egli è l’essenza sottile di tutto. Egli è il Sé.
E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU.
“Per favore, padre, dimmi di più su questo Sé”.
“Sia così, figlio mio:
“Se qualcuno colpisse una volta le radici di questo grande albero, esso sanguinerebbe, ma vivrebbe. Se egli colpisse il suo tronco, sanguinerebbe, ma vivrebbe. Se colpisse la cima, sanguinerebbe, ma vivrebbe. Pervaso dal Sé vivente, questo albero si erge, e si nutre; ma se il sé dovesse andarsene da uno dei suoi rami, questo appassirebbe; se dovesse andarsene da un secondo ramo,questo appassirebbe; se dovesse andarsene da un terzo, anche questo appassirebbe. Se dovesse andarsene da tutto l’albero, l’intero albero avvizzirebbe.
“Allo stesso modo, figlio mio, sappi questo: il corpo muore quando il Sé lo lascia – ma il Sé non muore.
Tutto ciò che è, ha il suo sé in lui solo. Egli è la verità, Egli è la sottile essenza di tutto. Egli è il Sé. E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU.
“Per favore signore, dimmi di più di questo Sé”.
“Sia così. Porta un frutto di quell’albero di Nyagrodha”.
“Eccolo, signore”.
“Rompilo”.
“E’ rotto, signore”.
“Che cosa vedi?”
“Alcuni semi, molto piccoli, signore”.
“Rompine uno”.
“E’ rotto, signore”.
“Che cosa vedi?”
“Niente, signore”.
“La sottile essenza che tu non vedi, in quella è l’intero albero di Nyagrodha. Sappi, figlio mio, che ciò che è la sottile essenza – in quello tutte le cose hanno la loro esistenza Quello è la verità.
Quello è il Sé. E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU”.
“Per favore, signore, dimmi di più di questo Sé”.
“Sia così. Metti questo sale nell’acqua, e vieni da me domani mattina”.
Svetateku fece come gli era stato detto. La mattina dopo suo padre gli chiese di portare il sale che aveva messo nell’acqua. Ma egli non potè, poiché si era dissolto. Allora Uddaka disse:
“Sorseggia l’acqua e dimmi che sapore ha”.
“E’ salata signore”.
“Allo stesso modo”, continuò Uddalaka, “sebbene tu non vedi il Brahaman in questo corpo, egli invero è qui. Quello che è l’essenza sottile – in quello tutte le cose hanno la loro esistenza. Quello è la verità. Quello è il Sé.
E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU”.
“Per favore, signore, dimmi di più di questo Sé”, chiese ancora il giovane.
“Sia così, figlio mio:
“Così come un uomo con gli occhi bendati e imbavagliato, portato via, e abbandonato in un luogo sconosciuto, si volge in ogni direzione e grida perché qualcuno gli tolga le bende e gli mostri la via per tornare a casa; e incontri qualcuno che supplicato sciolga le sue bende, e gli dia conforto, e in tal modo egli, camminando di villaggio in villaggio, chiedendo la via mentre avanza, riesce a giungere infine a casa – proprio in questo modo, un uomo che incontri un maestro illuminato ottiene la vera conoscenza.
“Quello che è la sottile essenza – in quello tutte le cose hanno la loro esistenza. Quello è la verità. Quello è il Sé.
E quello, Svetateku, QUELLO SEI TU.
“Per favore, signore, dimmi di più di questo Sé”.
“Sia così, figlio mio:
”Quando un uomo è fatalmente malato, i suoi parenti si riuniscono intorno a lui e chiedono:”Mi conosci? Mi conosci?
Ora, finchè la sua parola non è assorbita nella sua mente, la mente nel respiro, il respiro nel calore vitale, il calore vitale nell’Essere Supremo, allora egli li conosce.
Ma quando la sua parola è assorbita nella mente, la mente nel respiro, il respiro nel calore vitale, il calore vitale nell’Essere Supremo, allora egli non li conosce.
“Quello che è la sottile essenza – in quello tutti gli esseri hanno la loro esistenza. Quello è la verità. Quello è il Sé.
E quello, o Svetateku, QUELLO SEI TU.
Pier