Kahalil Gibran, nato in Libano nel 1983 fu poeta filosofo pittore.
Ad 11 anni emigrò con la famiglia negli Stati Uniti, a Boston.
E’ considerato in Libano il genio della sua epoca.
Dopo essere stato a Parigi dove studiò ed imparò la pittura e la poesia, tanto che come pittore fu paragonato a William Blake e le sue opere e disegni sono stati esposti nelle più grandi capitali del mondo, nel 1923 scrisse la sua opera più importante “Il Profeta” che fu accolto dalla critica come un vero capolavoro.
Successivamente scrisse molte altre opere ma di tenore minore.
Posso dire io stesso che ho trovato “Il Profeta” una rivelazione.
Almustafà che si appresta a lasciare il mondo (per tornare alla sua isola nativa), aspetta i naviganti , gli uomini della sua terra, e vede la sua nave avvicinarsi al porto “Figli della mia antica madre, cavalieri delle onde, quante volte veleggiaste nei miei sogni, ed ora approdate al mio risveglio, che è il mio sogno più profondo”
Ma prima che parta tutto il popolo gli si fa incontro e gli chiede dell’amore, del matrimonio, dei figli, dei doni ecc
Particolarmente interessante è l’ultima parte, quella del commiato.
Voglio riportare solo alcune parole:
"Voi non siete chiusi nei vostri corpi, nè confinati nelle vostre case e nei vostri campi,
Quel che siete abita sopra le montagne ed erra con il vento,
non striscia nel sole in cerca di calore,
nè si scava nell'oscurità la tana
ma è uno Spirito libero che ammanta la terra e si muove nell'etere.
Se queste vi paiono parole vaghe non cercate di chiarirle
Vago e nebuloso è il principio di ogni cosa ma non la fine.
E vorrei essere un principio nella vostra memoria.
La vita e tutto ciò che vive, è concepita nella bruma e non nel cristallo
Questo vorrei ricordaste nel ricordarmi: quello che più debole sembra
e più sconcertato in voi è il più forte ed il più determinato.
Non è forse il vostro fiato che ha eretto e rinsaldato le vostre ossa?
E non è un sogno che nessuno ricorda di aver sognato
che ha costruito la vostra città e tutto ciò che di bello in essa ci stà.
Ma voi non vedete, ne sentite e non udite.
Il velo che vi annebbia gli occhi vi sarà tolto dalle mani che l'anno tessuto
e la creta che vi serra le orecchie sarà perforata dalle stesse dita che l'anno plasmata
E così voi udirete
e vedrete
e non lamenterete l'essere stati ciechi,
ne rimpiangerete di essere stati sordi,
poichè in quel giorno voi saprete lo scopo occulto di ogni cosa.
Ed infine prima di congedarsi definitivamente dice “ Addio popolo di Orfalese
Questo giorno è finito
Su di noi sta reclinando come il giglio acquatico nel proprio futuro.
Noi serberemo quello che ci è stato donato
E se non basterà, ci riuniremo di nuovo per tendere insieme le mani al donatore.
Ricordatevi che tornerò frà di voi.
Un attimo ed il mio anelito raccoglierà saliva e polvere per un altro corpo.
Un attimo ed in una breve calma di vento un'altra donna mi partorirà!