RAMANA MAHARSHI è stato un altro grande maestro dell'India moderna (1879 – 1950).
Costui si era semplicemente posto una domanda: “Chi sono io?” Perché quando uno arriva a trovare la risposta alla domanda: “chi è il vero io”, allora è fatta: quella persona si è illuminata.
Sfortunatamente, noi tutti ci identifichiamo arbitrariamente con quella cosa che siamo abituati a chiamare “Io”, per cui poi diciamo: questo è il mio corpo, questa la mia casa, questa mia moglie o mio marito, questi sono i miei figli, il mio lavoro, la mia salute, o qualunque cosa.
Ma il nostro vero “Io” presuppone uno stato di coscienza che non può essere descritto, neppure da quelli che lo hanno sperimentato.
Ramana Maharshi ebbe una crisi durante la quale credette di essere morto e dalla quale uscì dicendo “Mio Padre ed io siamo una cosa sola”, realizzando quello stato che è appunto di superamento del proprio Ego. Dopo questa esperienza, abbandonò la famiglia per andare a vivere in solitudine sulla montagna di Arunachala (la montagna rossa).
I suoi visitatori divennero sempre più frequenti, assidui e numerosi, ed avvicinandosi erano tutti unanimi nell'attestare che da lui irradiava una forza potentissima e talmente evidente, che rendeva inutile ogni parola. Di fatto, il suo insegnamento era quasi muto. Bastava un suo sguardo ed il suo significato veniva immediatamente compreso.
Tutto il suo pensiero poteva essere riassunto nella domanda fondamentale:”Chi è l'Io???”.Fatta eccezione per alcune poesie o inni in lingua Tamil, non ha mai voluto scrivere. Respingeva ogni appellativo di Maestro, o di Guru, e rispondeva: “Tu stesso sei il tuo Guru!”
Non faceva nessuna distinzione fra se stesso e gli altri, fra una persona e un'altra, neppure per il sesso, o la condizione sociale, o la ricchezza. Il suo senso di uguaglianza era totale, non solo per gli uomini, ma includeva anche scimmie, cani, gatti, uccelli ed ogni essere vivente.
Tuttavia, ogni uomo è chiamato a superare il proprio Ego e scoprire la verità dell'Io, cioè l'Io divino. Dopo di che non ci interessa più nemmeno scoprire se il mondo dei sensi è reale o irreale, se è permanente o impermanente, se è duraturo o provvisorio, ecc. .
Ramana diceva: “Il mondo e il mentale appaiono insieme, e insieme scompaiono. Il mondo ha bisogno del mentale per potere apparire, ma né l'uno né l'altro sono reali. Reale è solo quello in cui l'uno e l'altro appaiono e scompaiono. Il vero Io è fuori dal tempo e, quando l'Io divino si accende, anche le ombre dell'Ego e le sue paure, vengono dissipate”.
Tutti chiedevano a Ramana come arrivare a trovare il vero Io. La risposta era che non occorre andare in nessun posto, perché il vero Io è dentro di noi, oppure, per usare le parole di Gesù, “Il regno dei Cieli è dentro di noi”. Diceva altresì che il Cuore non era l'abitacolo dell'Io divinino, ma che era lo stesso Io.
Infine, la verità dell'Io deve essere anche lo scopo di tutte le religioni. Ma per la maggior parte degli uomini la verità dell'Io appare troppo semplice, e non ne vogliono nemmeno sentire parlare, perchè credono che l'Io sia senza valore, e preferiscono sentire parlare delle cose lontane, del cielo, del paradiso, dell'inferno, eccetera.
Gli uomini amano il mistero e non la semplice verità, e le religioni si conformano ai loro desideri e parlano dei cieli, di reincarnazione, o di paradiso, pensando così di guidarli all'Io Divino. Ma i paradisi non possono esistere indipendentemente da chi li vede, o chi li immagina. La loro realtà è della stessa natura effimera di quella dell'Ego. E di conseguenza, non esistono al di fuori dell'Io divino, che è il vero Paradiso.
E allora, perché non mettersi subito a cercare l'Io divino, e dimorare in lui senza fare troppe inutili strade? Invece, un cristiano non rimarrebbe soddisfatto se non si sentisse dire che Dio si trova in un lontano Paradiso, anche se a loro viene detto: “Il regno dei cieli è dentro di voi”. Così il buon cristiano non accetta il senso semplice e diretto della frase, e va in cerca di spiegazioni complicate e difficili.
Solo un mentale più maturo può afferrare e comprendere la spoglia verità, perché i testi sacri sono numerosi e voluminosi, ed ogni loro parte si adatta a differenti categorie di ricercatori, ed ogni ricercatore supera gli insegnamenti uno dopo l'altro.
Ma le discordanze fra i vari credi, non saranno mai risolte dalle discussioni sul loro valore e merito. E ciò che si ottiene quando un ricercatore supera un altro, diventa inutile e, alla fine, il falso supera tutto il resto.
In realtà, il conflitto fra le diverse dottrine religiose è soltanto apparente, e potrebbe essere subito risolto sottomettendosi all'Io divino, cui dovremo arrivare tutti, in qualche modo, essendo la verità.
Ma le discussioni sono un procedimento mentale e gli stessi “credo” nascono dal mentale e, quindi, non hanno esistenza che in esso. Però, la verità sta oltre il mentale e, di conseguenza, non sta nelle dottrine.