Fisica ...tra Scienza e Mistero (Universo,Energia,Mente e Materia)
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 LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO...

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3 partecipanti
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Nikita Marchese Strano

Nikita Marchese Strano


Numero di messaggi : 29
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MessaggioTitolo: LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO...   LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO... Icon_minitimeMar Set 14, 2010 10:26 am

BUON GIORNO RAGAZZI.
FORSE HO SBAGLIATO TUTTO E QUESTO SARA' IL MIO ULTIMO MESSAGGIO SU QUESTO FORUM. STANTE LA MIA IGNORANZA NON AVREI MAI SAPUTO O POTUTO COMMENTARE DIRETTAMENTE I VOSTRI POST MA CHISSA' PERCHE' AVEVO PENSATO DI AVERE IO COSE INTERESSANTI DA DIRE CHE, INVECE, NEANCHE UN PERIODICO DI ATTUALITA' DI PROVINCIA AVREBBE MAI PRESO IN CONSIDERAZIONE. FIGURIAMOCI UN FORUM DI ARGOMENTI COSI' SERI ED IMPORTANTI! COMUNQUE CONTINUERO' A SEGUIRVI E A LEGGERVI E SCUSATE IL MIO "EGO" PER IL DISTURBO... NIKITA

12 dicembre 2006

Succedono cose strane:
negli ultimi due giorni, tra le decine di migliaia di morti per qualsiasi causa di ogni giorno, sono morti in due opposti continenti due ultraottuagenari che pur non potendo che essere diversissimi hanno in qualche modo loro personale segnato la storia. Non certo la grande Storia con la esse maiuscola dell’umanità, ma la piccola storia anzi! le piccole storie di ordinaria, spicciola quotidianità negli ambiti di influenza delle loro personalità, dipanatesi negli ultimi quattro decenni del secolo scorso.
Uno era Salvatore Pappalardo, il cardinale di Palermo la cui voce possedeva il timbro acustico particolare che caratterizza le persone autorevoli e in buona fede, che la voce sanno usare non per adulare il potere ma per frustarlo: Dio solo sa quante frustate sarebbero necessarie per svegliare veramente la coscienza di un popolo asservito da millenarie sudditanze e che ormai non compra più neanche la carta igienica senza la raccomandazione clientelare dell’ultimo eletto di turno e i cui figli oggi vanno ad ingrossare le schiere dei vari Fans-clubs di “Forza mafia” di dell’Utriana, rinnovata creatività a servizio dei nuovi Vicerè del regno delle 2 Sicilie.
L’altro: un pazzo sanguinario dal nome Augusto-Pino-merda-chèt. Sono stata adolescente ai tempi della scomparsa di una intera generazione di ventenni: stadi traboccanti di colpevoli solo di essere nati sotto un regime necrofilo-militare che ha saputo superare in ferocia il nazismo appena lasciato alle spalle, così almeno credevamo! senza aver fatto i conti con tutti gli altri tipi di nazismo, che covavano già sotto le ceneri del mercato globale di carne umana in tutte le longitudini e latitudini del pianeta: almeno in questo si denota una certa democrazia!
Un giusto e un criminale efferato! Eppure sono morti entrambi nel proprio letto e il criminale (92 anni) un po’ più stagionato del giusto (88 anni).
Davvero nell’ultimo istante hanno potuto rivedere tutto ciò che avevano fatto nella loro vita? Davvero, superato l’ultimo confine, ad accoglierli hanno trovato un principio ultimo che ha ammannito loro la giusta ricompensa o punizione?

Caro Welby
A nome dell’umanità tutta ti chiedo perdono per l’aberrazione di pochi sciagurati senza rispetto per la vita vera che blaterano, nei casi come il tuo, di omicidio senza accorgersi che in tali accanimenti “terapeutici” è nascosta una forma di omicidio più sottile e terribile: poiché lento ed inesorabile e senza alcuna speranza di guarigione o miglioramento continua a scorrere, a volte per decenni, diluito nel tempo al prezzo di immani ed indicibili sofferenze, non solo fisiche!
Addio mio caro Piergiorgio: hai sofferto abbastanza. Spero non inutilmente!

Martedì 09.01.07 (I seguenti appunti risalgono a qualche anno fa)

Contemporaneamente:
I. un ragazzino imbottito di tritolo si faceva esplodere in un mercato della striscia di Gaza in Libano: 9 morti e decine di feriti gravi.
II. Un’autobomba si schiantava contro il muro di cinta di una caserma di M.P. a nord di Nassirya in Iraq: 15 morti.
III. Una bombola di gas esplodeva nel retro di un ristorante di un super drugstore della capitale boliviana: super incendio a porte chiuse (come capita spesso nelle mega-strutture dei paesi più poveri, ma dai governi più corrotti, che permettono arricchimenti illeciti a oscuri personaggi, in barba ad ogni più elementare norma di sicurezza): 300 morti.
IV. Un pullman carico di anziani in gita precipitava da un viadotto di un’autostrada dell’Europa centrale esplodendo al contatto con il terreno sottostante: 61 morti.
Etc… etc… etc…
Cosa hanno in comune tutti questi catastrofici eventi, alla cui lista delle giornate iellate potremmo aggiungere: aerei precipitati, incidenti stradali, roghi o infortuni più o meno casalinghi, bombe missili e granate, inondazioni, esondazioni, frane, esplosioni di vulcani e incendi più o meno dolosi?
Forse il tipo di morte sperimentata dagli esseri viventi (non solo umani) tragicamente coinvolti in un medesimo orribile destino?
SI MUORE BRUCIATI VIVI E/O ASFISSIATI MA ANCHE ANNEGATI, FOLGORATI, SPARATI, DECAPITATI, IMPICCATI, STUPRATI, ACCOLTELLATI, AVVELENATI, DIVORATI DAL CANCRO, INFARTUATI, POLI-TRAUMATIZZATI, VITTIME DI MICROSCOPICHE INVASIONI DI nanoBIOREPLICANTI ASSETATI ED AFFAMATI, MA ANCHE VITTIME DI TERAPIE SBAGLIATE, DI MALA-SANITÀ, E SI MUORE ANCHE VITTIME DI CRUDA IGNORANZA CIOE’ VITTIME DI IDEOLOGIE SBAGLIATE, ILLOGICHE E MOLTO SPESSO: IDIOTE CIOE’ CONTRARIE AI DIRITTI ELEMENTARI DI TUTTI GLI ESSERI VIVENTI.

Ecco un raccontino che mi è venuto fuori riflettendo sui SUPERIORI argomenti:

- IL MERCATO UCCIDE …-
- Ricordava solo di essere uscita per fare la spesa: se “fare spesa” poteva chiamarsi andare tra le bancarelle del suk a scavare in mezzo al pattume degli avanzi che anche i topi avevano disdegnato. Lei però non andava tanto per il sottile: suo marito di origine kurda era morto asfissiato da un bio-gas arma non convenzionale e le sue ossa calcinavano da mesi in buona compagnia in non si sa quale fossa comune e lei aveva sei figli da mantenere. Già si sentiva fortunata: tre carote mollicce, otto patate quasi marce, un ciuffo di foglie di cavolo rancido e sorpresa delle sorprese: un pugno di frattaglie di origine animale che aveva dovuto contendersi con i cani (affamati come e peggio degli uomini) che gironzolano da sempre speranzosi ai margini di ogni mercato all’aperto di un qualsiasi paese povero o in guerra. Aveva raccolto abbastanza per un fantastico, ipocalorico minestrone al 95% d’acqua e qualche filo di putride budella di montone: meglio che niente! Stasera avrebbe festeggiato alla corte di sei paia di occhi già spalancati sull’aldilà della fame e della miseria. Si sentì quasi felice…
- L’ultima cosa che percepì fu l’odore acre, pungente ed invasivo del fosforo che combustendo creava una fiammata intensa ed accecante. Ed accecante fu l’ultimo fotogramma percepito dai suoi occhi, e violento e cieco fu l’ultimo ruggito percepito dalle sue orecchie delle fiamme che la divoravano viva.
- Qualcosa del suo Se finalmente si distaccò dai quei miseri resti che carbonizzavano più veloci dei suoi pensieri.
- Una leggerezza mai conosciuta, un senso di libertà totale la pervadevano man mano che si allontanava dal centro della sofferenza mortale appena attraversata.
- Si sentì risucchiata, sospinta verso un luogo a-dimensionale dove lo spazio e il tempo mostravano caratteristiche a lei sconosciute. VIDE!… e quel suo VEDERE fu terribile nel restituirle il significato preciso di ciò che andava VEDENDO: milioni e milioni, se non miliardi, di altri Se che la fissavano a loro volta, in una sorta di personale e allo stesso tempo collettiva visione di tutte le possibili realizzazioni dei suoi Se esperibili in tutte le funzioni d’onda spazio temporali a lei riservate.
- Una specie di film tridimensionale: un’incommensurabile ologramma dove erano fissati, in uno scorrere fluido e continuo, tutti gli eventi, azioni, gesti, pensieri e parole espressi in quella particolare esistenza e congelati, fotogramma dopo fotogramma, in un continuum che si esperiva in quella certa direzione che riconobbe come la vita appena lasciata.
- Da piccola, a casa di certi parenti di campagna un po’ piu benestanti di loro scoprì per caso un armadio che le avrebbe riservato la più curiosa ma anche la più inquietante esperienza della sua passata, presente e futura esistenza. Le ante non erano serrate e le fu facile aprirle cercando di non farsi male le piccole dita. Quale non fu la sua sorpresa nel vedere i due grandi specchi all’interno delle due ante che adesso si fronteggiavano. Trovandosi proprio al centro dette uno sguardo alla sua sparuta figurina segnata dalla denutrizione cronica riflessa sullo specchio alla sua destra. Ciò che vide bastò a turbare ed ingarbugliare per sempre i suoi poveri ed insufficienti pensieri anch’essi già segnati da una millenaria ignoranza. Non credendo ai suoi occhi si voltò a guardare nello specchio di sinistra: nulla da fare! Cambiava la prospettiva ma non la sostanza. Le immagini speculari del suo se si riflettevano l’una dentro l’altra e la fissavano da mille e mille riflessi che progressivamente si riducevano senza fine. Ebbe forse l’unico elevato pensiero sulla spiritualità della sua vita, che non fosse fondato sugli orrori della vita quotidiana visti e vissuti. Forse, come le diceva spesso la zia: non devi mai guardarti allo specchio per vanità. Hallah potrebbe confonderti per sempre con la visione dell’infinito! Si girò per scappare via da tutto quell’infinito che non poteva capire e che era riuscita a rimuovere, da quel momento in poi, assieme al terrore di aver trasgredito una regola fondamentale, alla quale sarebbe certamente seguita la giusta punizione di Allah!
- Adesso tutto le fu chiaro, tutto aveva un senso: la sua mente stava sperimentando di nuovo l’infinito solo che riusciva a capire finalmente tutto direttamente e senza alcun senso di colpa
- Ma la cosa più stupefacente fu che a partire dalla “sua morte”, andando a ritroso poteva vedere non solo la propria esistenza come effettivamente l’aveva sperimentata, ma anche (una alla volta o contemporaneamente) tutte le altre esistenze che invece non aveva potuto sperimentare date le scelte o regole applicate in quella specifica linea temporale.
- Una specie di gigantesco, infinito “spazio delle fasi” in cui per pura probabilità ogni sua singola nano-particella poteva decadere, solo che lo avesse voluto la sua VOLONTA’.
- Capì il significato profondo e reale di questa singolare capacità attribuibile ad una intelligenza raffinata, riscontrabile nella quasi totalità degli esseri viventi e cioè la volontà di VIVERE attraverso di noi di uno Spirito eterno ed imperscrutabile e, una volta imboccata una linea temporale, di trasmettere questa capacità a nuove generazioni.
- LA LIBERTA’ E’ UNO STATO D’ANIMO…
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Claudio Sauro

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MessaggioTitolo: Re: LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO...   LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO... Icon_minitimeMer Ott 20, 2010 7:05 pm

Bellissimo il brano.
Non abbandonare il Forum
Io penso che tu sia una persona di una profondità straordinaria

Claudio
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cincin

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MessaggioTitolo: Re: LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO...   LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO... Icon_minitimeDom Ott 24, 2010 9:58 pm

Sono d'accordo con Claudio, Nikita, non abbandonare il forum, serve il contributo di tutti e non c'è uno migliore di un altro :-)
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Nikita Marchese Strano

Nikita Marchese Strano


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MessaggioTitolo: NIKITA E LO STAGE DI YOGA-RAKU-ZEN   LA LIBERTA' E' UNO STATO D'ANIMO... Icon_minitimeMar Ott 26, 2010 5:59 pm

SCUSATE RAGAZZI MA SENZA ACCORGERMI ERO ENTRATA NEL MIO PERIODO "IDIOT" geek
PER MIA FORTUNA QUESTA VOLTA MI SONO VENUTI INCONTRO I MIEI AMICI DI LUCE CHE HANNO DOVUTO FATICARE UN PO', MA ALLA FINE MI HANNO TIRATA FUORI PER I CAPELLI, ED ECCOMI DI NUOVO QUI' CON VOI...sunny
VISTO CHE I MIEI RICORDI DA PENDRIVE SI SONO ESAURITI, VI RACCONTERO' QUALCOSA DI RECENTE CHE VOGLIO DEDICARE A CLAUDIO COME MIO MODESTISSIMO DONO PER IL SUO COMPLEANNO...
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18/10/2010

Venerdì scorso ho marinato l'ufficio per un evento un pò speciale.

Sua Maestà il king mio figlio "A", Venerabile maestro artigiano di ceramica raku, mi ha invitata ad un suo stage di decorazione e di cottura Raku di manufatti artistici creati con un gruppo di suoi allievi (più o meno disagiati) di un Istituto Professionale.
Ovviamente, conoscendo la raffinatezza della sua arte, e la rara ripetibilità di tali inviti , non ho potuto rifiutare...
Se non lo sapete la cottura raku (almeno quella moderna) abbisogna di un forno speciale a gas che può funzionare solo all'aperto e che può arrivare a temperature superiori a 1000°, perciò ci siamo dati tutti appuntamento ore 9,30 a metà strada fra la città e una ridente località di montagna dove ci attendeva un amico: l'altrettanto Venerabile Signore dei forni raku all'aperto, sotto le tettoie nel ridente giardino, dietro la sua villetta laboratorio.
Eravamo un bel gruppo eterogeneo di diverse fasce d'età ed anche un ragazzino di 12 anni, che come me aveva "marinato" la sua scuola.
Non sò se riuscirò a rendere il senso di questo avvenimento, talmente creativo e coinvolgente da risultare infine quasi magico.
Siccome sin dal mattino minacciava di piovere, man mano che ci si avvicinava alla meta io pregavo fra me e me Dio e tutti i Santi perchè il meteo ci risparmiasse le caterratte a cielo aperto pronte a riversarsi su di noi per bagnare e spegnere tutti i nostri entusiasmi, e forse da qualcuno lassù sono stata ascoltata visto che agli abitanti della vallata sarà sembrato strano quell'unico picco di montagna soleggiato in mezzo alla bruma di un piccolo diluvio universale.
Sotto la spinta propulsiva del maestro, sistemati sui cavalletti i lunghi ripiani in tavole di legno, tirati fuori dagli scatoli i manufatti ancora grezzi, ciotole, pennelli e i mille vasetti in vetro di polvere colorata, sciolta la cristallina in un grosso secchio d'acqua, tutti ed ognuno, trovata una propria postazione, si è entrati nel vivo della decorazione in un'atmosfera concentrata, di silenzio sacro ed ispirato, interrotto ogni tanto da piccoli scherzi e le risate o le piccole richieste di aiuto reciproco...
Anch'io mi sono voluta cimentare per la prima volta con una ciotolina d'avanzo, ma senza fare i conti con la mia inesperienza e, infatti rompevo le scatole ed i silenzi a tutti, chiedendo consigli che nessuno mi poteva dare, presi com'erano dal furore creativo, ma senza rinunciare, scopiazzando un pò, arrangiandomi alla meglio come potevo...
Il raku è un'arte Zen un pò a sorpresa, che richiede una raffinata memoria associativa tra i colori reali che verranno fuori e le polveri colorate, diluite in acqua che devi stendere invece coi pennelli e che non corrispondono per niente nella scala cromatica reale: Quello che ti sembra nero sarà un brillante verde ramina e quello rosso invece un bellissimo arancione, e il lilla un intenso blù madonna, e così via... Se pensate che sia facile!... Ma forse la vera gioia di quest'arte stà nell'ultima sorpresa, dopo la cottura.
Intanto il Signore dei forni portava gli stessi a temperatura, mentre ognuno procedeva alla veloce cristallinatura dei propri pezzi già decorati, pronti da cuocere e poi sistemati con lunghe pinze metalliche nel forno multistrato.
La parte dell'attesa invece rappresenta il calare della tensione che si scioglie travasandosi in un'aspettativa impalpabile, leggera ed immaginativa dei risultati ultimi delle proprie creazioni.
E quì mi sono offerta di preparare da mangiare, ma niente di speciale: dei bei filoni di pane casereccio conditi con olio di oliva, acciughe, origano profumato e sale - oppure con affettati e il formaggio tuma - e ciotole di olive verdi o nere, il tutto imbandito sulle tavole improvvisate appena sgomberate dei nostri bei capolavori. Ah! la contentezza, Ah! la felicità... nessuno aveva sospettato di potere avere così tanto appetito, e poi giù a ridere e chiaccherare, e a scherzare tutti quanti nella trepidante attesa.
Ed ecco poco dopo una mezzora, tutti in cerchio intorno al forno, venir fuori come incanto ciotole, vasi, perfette riproduzioni di animaletti, lumi e oggetti da tavolo, ninnoli ed altro, ancora roventi, prontamente adagiati su uno strato di cenere in una conca sul terreno, cosparsi dal maestro di abbondanti manciate di bianca segatura al cui contatto il tutto prende fuoco in lingue alte e vivaci, giusto il tempo di completare il processo di ossidazione, e infine soffocato sotto una campana metallica, per creare quel vuoto che fissa il processo finale di cottura.
Tolta la campana, calati con le pinze i pezzi uno per uno in un contenitore d'acqua poi adagiati in terra a raffreddare, finalmente ognuno si riappropriava dei suoi manufatti per l'ultima operazione, cioè la lucidatura in acqua con l'ausilio di spugnette abrasive.
Ed ecco la catarsi, fra cori di apprezzamenti reciproci per la bellezza delle sfumature e gli effetti metallici dei colori, sempre aldilà di ogni aspettativa, sotto l'occhio attento della revisione da parte dell'adorato maestro, alla fine soddisfatto come e più loro.
E' stata una magnifica giornata. La mia ciotolina, seppure semplice e rozza è stata dal maestro molto apprezzata, non certo per il valore artistico ma per la prova superata, ed l'ho ora poggiata sulla mia scrivania, per ricordarmi sempre la gioia del tempo trascorso in questo speciale modo, da me fissato nella memoria in ogni sua singola pennellata...

Auguri di cuore Claudio...

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