Questa risale al mese di dicembre 2010 - L'inchiesta è di "Terra Nostra" ed è stata pubblicata da "Lotta ai tumori in Basilicata" si presume di provata attendibilità...
AMIANTO IN PRODOTTI BARILLA E MULINO BIANCO! E' ALLARME NAZIONALE? Condividete per informare tutti!!!pubblicata da
Lotta ai tumori in Basilicata il giorno martedì 14 dicembre 2010 alle ore 22.46
E’ dall’ inchiesta di TERRA NOSTRA ,aggregatore di news campano, che arriva la notizia;
le coperture del vasto stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi in Basilicata, sono a tutt’oggi di plumbeo asbesto ( AMIANTO come meglio conosciuto) . Una svista, forse una dimenticanza per l’holding che fattura milioni di euro e spende fortune per la pubblicità sui giornali e in tv? E’ sufficiente un’accurata panoramica fotografica per accertare la pericolosa presenza che gli enti istituzionali preposti alla tutela della salute pubblica (manager e tecnici pagati lautamente dai cittadini-contribuenti e consumatori) non hanno ancora verificato. Gli
ondulati in fibro-cemento, meglio conosciuti come “eternit” dal nome che, nel 1900, il suo inventore, l’austriaco
Ludwig Hatscek, diede a questo micidiale impasto chimico di fibre di amianto (crisotilo) e cemento a lenta presa,
fanno bella mostra dal 1987 dove meno te l’aspetti. Appunto, nei 9,58 ettari del lotto 16 di proprietà del celebre marchio alimentare. Addirittura sulla testa di questo impianto industriale in provincia di Potenza che vanta 7 linee produttive (
fette biscottate, biscotti da colazione, pasticceria, snack, pani morbidi, sfoglie, merende) per 65 mila tonnellate annue di prodotto alimentare.
C’è rischio sanitario per la salute dei 500 lavoratori (di cui circa 100 stagionali) e degli ignari milioni di consumatori?... l’amianto è presente in notevoli quantità (diverse tonnellate) sotto forma di lastre, ma l’Asl Venosa 1 non si è ancora scomodata per accertare approfonditamente il livello di inquinamento delle fibre aerodisperse nell’area. Dal canto suo la regione Basilicata non ha mai effettuato in questa zona industriale una mappatura del territorio con presenza di amianto e un monitoraggio epidemiologico del fenomeno. La caratteristica filamentosa dell’asbesto è anche la causa della sua pericolosità; il problema è che, a lungo andare, questo minerale si sfibra dando origine a piccolissime scaglie invisibili all’occhio umano. I frammenti polverulenti ed estremamente volatili, possono, una volta respirati, provocare forme tumorali alle vie respiratorie anche a distanza di decenni. Per i proprietari è un impianto all’avanguardia: «A
Melfi (PZ), gioiello industriale e tecnologico del Sud Italia, dove produciamo anche biscotti e pani morbidi, è installata invece la linea di produzione di fette biscottate più grande d’Europa» si legge nel sito online del gigante agroalimentare.
«
Lo stabilimento di San Nicola di Melfi è per noi molto importante: ci sono dei prodotti che facciamo solo lì; ad esempio le nastrine – rivela l’esperta Iurcev – E’ importante perché poi magari uno pensa che le facciamo solo al nord e le vendiamo al nord. Invece le facciamo al sud e le vendiamo in tutt’Italia». Per la materia prima quali sono le fonti di approvvigionamento? «Il grano tenero è praticamente tutto italiano; lo acquistiamo prevalentemente in Puglia e Basilicata» rivela la manager aziendale Elisabetta Iurcev. Non è tutto. A poche centinaia di metri in linea d’aria, si staglia il più grande inceneritore di rifiuti. E’ entrato a regime un decennio fa grazie alla
Fiat che nel 2002 l’ha ceduto ai francesi dell’
Edf (gestori di centrali nucleari). L’impianto Fenice vomita nell’atmosfera e nel sottosuolo veleni micidiali. Già, ma la Barilla fa finta di niente. La multinazionale italiana ha chiesto alla direzione del giornale La Stampa di sospendere la mia collaborazione (dice il giornalista) Motivazione? A quanto emerge dai documenti ufficiali, lesa maestà.
*LaTiB
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Ma possiamo risalire ancora più indietro nel tempo...
FattiBarilla: amianto in casa a Parmadi
Gianni Lannes ⋅ 18 gennaio 2011 ⋅
Lascia un commento Si parla di 'Recycling',
Amianto,
Barilla [url=http://wr.readspeaker.com/webreader/webreader.php?cid=RYL435K031S1FAE3N93DZ39SYET0FE7X&t=wordpress&url=http://costruendo.lindro.it/2011/01/18/barilla-amianto-in-casa-a-parma/&title=Barilla: amianto in casa a Parma]
[/url]
Copertina del periodico 'Recycling' (numero 3 del 1999)
Asbesto perfino al “mulino bianco” di Guido Maria nel cuore di Parma. Lo certifica l’introvabile periodico
Recycling (numero 3 del settembre 1999).
In un articolo dal titolo ‘
Stabilimento Barilla di Parma: lavori di bonifica e demolizione’, si legge tra il resto: «Il primo intervento della soc. CM Cantieri Moderni di Ranica (BG), presso lo stabilimento Barilla di Parma è stato quello di eseguire, come ci ha detto il prof. Franco Mandelli, direttore dei
lavori di bonifica, lo smontaggio di macchine e attrezzature presenti nei diversi reparti produttivi ed in parallelo
individuare un preciso audit ambientale per l’individuazione di materiali contenenti amianto nei fabbricati e di ordigni bellici nel sottosuolo. Successivamente si è dato corso, prima e durante i lavori di bonifica, ai lavori di demolizione.
L’intervento di bonifica dei materiali contenenti amianto si è sostanzialmente suddiviso in tre parti:
coperture in “eternit” e tamponamenti verticali (c.ca 2500 metri quadri).
Pavimentazione in linoleum contenenti amianto (c.ca 900 metri quadri).
Tubazioni aree coibentate d’amianto (con friabile). L’intervento di bonifica e rimozione con rivestimento esterno e in cemento-amianto ed internamente con cappelle in materiale friabile d’amianto è stato il più impegnativo sia perché posizionate in quota sia per lo
stato di decomposizione. Il rifiuto d’amianto è stato messo in doppi sacchi di polietilene premarcati “
R attenzione contiene Amianto” e in bigbags da 1 metro cubo per il successivo invio in discarica autorizzata, tipo 2 c, in qualità di rifiuti speciali pericolosi.».
Sequenza di foto tratte da 'Recycling' (numero 3 del settembre 1999), pubblicate per illustrare il servizio ‘Stabilimento Barilla di Parma: lavori di bonifica e demolizione’.
Di chi parliamo? Ma «dell’impianto ormai obsoleto» (così definito dai tecnici) progettato dall’architetto
Gian Luigi Giordani, inaugurato nel 1964 e demolito nel 1999, dove si produceva pasta all’uovo e tortellini. Eloquenti le immagini riprodotte -nella rivista- che documentano in pieno giorno nuvolosi di polvere sollevati da escavatori, frantumatori e martelloni all’opera nel centro urbano.
L’inalazione da amianto -il cui uso è stato
vietato in assoluto dalla Legge 257 del 1992, e la
bonifica raccontata da Recycling risale al 1999- è ritenuta di grande lesività della salute, tanto che se ne fa cenno nel
Regio decreto 14 giugno 1909, numero 442 in tema di lavori ritenuti insalubri per donne e fanciulli con precedenti giurisprudenziali risalenti al 1906.
L’
asbestosi,
conosciuta fin dai primi del ‘900 ed inserita nelle malattie professionali dalla Legge 12 aprile 1943,
numero 455, quale malattia da inalazione da amianto, potenzialmente mortale, e comunque sicuramente produttrice di una significativa abbreviazione della vita se non altro per le patologie respiratorie e cardiocircolatorie ad essa correlate.
In Italia l’allarme in realtà non è mai scattato.
Lo Stato sapeva. Il
primo caso di mesotelioma da amianto è stato
certificato alla fine degli anni ’70, ma all’interno delle fabbriche si è continuata la lavorazione come se nulla fosse mai accaduto.
La letteratura scientifica raggela: «Le malattie collegate all’amianto -a causa della lunga latenza- costituiscono uno dei più concreti pericoli per la salute non solo dei lavoratori che ne sono venuti a contatto, ma per l’intera popolazione in funzione di un rischio generalizzato collegato alla possibile inalazione di fibre di amianto in occasione di lavori di demolizione». Forse milioni di consumatori hanno mangiato per anni, a loro insaputa, pasta e non solo all’asbesto?
La domanda dovrebbe essere posta ai vertici Barilla, i quali, la scorsa settimana, hanno già
declinato un nostro invito a
rispondere a 14 domande molto simili avanzate per informare i cittadini.
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Condivido le riflessioni del professore!
Se apriamo il capitolo "Frodi e Contaminazioni chimiche o fisiche" sui prodotti destinati all'alimentazione umana - ed anche animale negli allevamenti intensivi - di cui poi si nutre l'essere umano - si rischia di scoprire che ormai a livello planetario non c'è soglia di rischio per la salute pubblica che non sia stata "sfondata", in nome dei profitti sempre più miliardari di multinazionali di stampo sempre più Criminale. Quello che mi rattrista di più è che, per questa guerra silenziosa, da milioni di morti l'anno, non ci saranno mai Tribunali di "Norimberga" per punire tali crimini contro l'umanità!
L'unica cosa che posso fare a livello individuale è boicottare i prodotti killer segnalati da fonti ufficiali e ufficiose. Ma diventa ogni giorno più difficile: la lista comincia a tendere all'infinito! Un caro saluto