E il bambino chiese a suo padre:
“Papà, è possibile riuscire in qualche modo a rallentare il tempo e dunque a vivere più a lungo?”
E il padre: “Ma certamente, basta sposarsi presto e mettere al mondo dei figli”.
Il figlio: “Ma come, mi prendi in giro?”
Il padre: “No. Vedi, dal momento che avrai una famiglia, oltre ai ricordi delle tue esperienze, dovrai aggiungere alla tua memoria anche quelli relativi alle esperienze di tua moglie e dei tuoi figli; che si susseguiranno nel tempo. Ad una certa età quindi, la tua mente conterrà una quantità di ricordi nettamente maggiore, rispetto a quella che conterrebbe se rimanessi solo. Più alta sarà la quantità di ricordi, contenuta in un medesimo lasso di tempo oggettivo, e più lungo esso ci apparirà. Tale percezione ovviamente, sarà del tutto soggettiva”.
Il figlio: “E se io non avessi l’ intenzione di sposarmi e di avere dei figli?”.
Il padre: ”Bè, se l’obiettivo è sempre quello di allungare la propria vita, puoi sempre iniziare a girare il mondo …o a collezionare conquiste amorose …o a fare entrambe le cose, se ci riesci”.
Il figlio: “Ma alla fine la durata del tempo reale non muterebbe; sarebbe solo la mia percezione, come tu dici ‘del tutto soggettiva’, a farmelo apparire/percepire più esteso”.
Il padre: “E secondo te, qual’ è il più importante, il tempo reale/oggettivo …o quello soggettivo?”
Il figlio: “Forse lo sono entrambi, non può essere?”
Il padre: “Sì …forse lo sono entrambi; anche se i più ‘romantici’ ritengono che sia quello soggettivo, a contare di più. Vivere senza aver mai nulla di importante da dire, o da fare, è comunque un buon modo per dare meno importanza al tempo oggettivo e darne di più a quello soggettivo”.