La trascendenza porta verso l'ignoto; apre una porta verso una realtà che solo se constatata diventa tale. E cioè diventa realtà solo se si appura che ciò che le si attribuisce non è pura fantasia o bisogno di darsi risposte consolatorie o di speranza; senza però poterlo verificare.
Ma se la trascendenza può essere una porta che si apre, bisogna anche sapere entrare in un mondo che se c'è appare. Appare concretamente a chi evita di rinunciare alla sua fisicità a favore di una trascendenza che proietta dove può solo esserci, eventualmente, una visione e nient'altro. Appare a chi, qui ed ora, non perde il contatto col suo essere fisico che è, qui ed ora, e che in quanto uomo può (senza trascendere nulla, senza quindi dover trascendere se stesso abbandonando di conseguenza il sé fisico che è qui ed ora) accedere a tale realtà se riesce a ricongiungersi da vivo in Terra con la sua parte viva ed agente proprio in quella realtà che la trascendenza permetterebbe (nel migliore dei casi) di visitare soltanto.