GRAZIE PIER, COME PUOI VEDERE SONO RIUSCITA A REGISTRARE COME AVATAR IL PRIMO DEI MANDALA. L'IDEA DI ESSERE SOSPESA NEL "BLU' COBALTO DEI MIEI PENSIERI PIU' PROFONDI..." SI INTONA PERFETTAMENTE CON IL MIO STATO ATTUALE DI "FELIX-SAVANT".
CAPISCO CHE PER TE NON E' STATO UNO SCHERZO METTERE A PUNTO UN PROCEDIMENTO CHE UTILIZZA LA MATEMATICA FRATTALE DI BEN 7 SOFTWARE PARALLELI E IN SUCCESSIONE E MI MERAVIGLIO CHE TU ABBIA POTUTO FARLO IN SOLI 5 ANNI.
ANCORA NON SO MOLTO DI TE MA QUELLO CHE GIA' VEDO MI FA PENSARE AD UNA TUA PERSONALISSIMA MODALITA' SPIRITUALE NEL RAPPORTARTI COL MONDO. ED ANCHE ALLA STESSA ARTE CHE UTILIZZAVANO LE DONNE "TAMIL" NEL DISEGNARE I LORO "KOLAM" BENEAUGURALI DAVANTI L'INGRESSO DELLE LORO CASE. Ti abbraccio...
www.universitadelledonne.it/frattali.htmlhttps://www.youtube.com/watch?v=878Swi9lZIU
Giovedì 15 aprile 2004 Percepisco il brulicare dei pensieri di miliardi di coscienze di questo e di altri mondi…Un unico grido si espande dalle più minute pieghe dello spazio/tempo…Mai si era visto, in tutto l’universo, specie più brutale eppure intelligente. Mai si era arrivati a tanto orrore e tanta desolazione! Avere tra le mani un così raro gioiello e distruggerlo per mero piacere di distruggere e in ciò sprecare un'unica occasione di tramandare la vita ai posteri senza obbligarli a ricominciare da capo con l’evoluzione.
venerdì 14 maggio 2004Raccontino:
La bambina alzò gli occhi verso il cielo.
Distesa supina in mezzo al campo di grano si sentiva al centro del suo piccolo mondo.
L’azzurro che intravedeva tra le spighe ancora verdi e il rosso intenso – vivo! – dei papaveri sparsi a macchie qua e là penetrarono, attraverso gli occhi, i suoi pensieri ancora privi di parole.
Insieme: il rosso dei papaveri, il verde delle spighe e l’azzurro quasi blù del cielo si fusero nella sua corteccia visiva per riflettersi in un suo misconosciuto cielo interiore localizzato appena al di sopra/sotto della sua volta cranica e da lì sfrecciare in un baleno proprio al centro del suo plesso solare provocandole una intensa sensazione di piacere-potere, quasi un solletico che, divenuto poi insostenibile, veniva scaricato in una delle sue risate argentine. La sua risata era una cascatella di acqua pura che dalle profondità del suo essere, risaliva fresca e ristoratrice attraverso i sensi che, fusi assieme, pulsavano incandescenti come altrettanti nervi scoperti, per riversarsi poi sul mondo che andavano esplorando.
Si rotolò con abbandono sulle spighe gonfie, ormai quasi mature, ne strappò un paio e ne sgranò qualche chicco con i dentini da latte.
Assaporò mugolando la tenerezza zuccherina tipica dei germogli non senza prima avere contemplato la saggezza millenaria racchiusa in quelle perline vegetali, organizzate dalla natura in minuscole strutture di rara semplicità che pure la incantavano perché riconosciute, dalla parte più sottile e nascosta del suo sé, come forme di pura perfezione.
La stessa perfezione osservata sui dischi centrali dei semi di girasoli e sulle spighe di grano, sulle spirali delle chiocciole, sulle foglie di felce e sui rami degli alberi, sui fiocchi di neve l’inverno scorso, ed anche sui cavolfiori coltivati dal nonno.
Non senza stupore, notava cose dove la forma dell’intero era una replica esatta della forma di ogni sua piccola parte e cose dove ogni più piccola parte era una replica quasi esatta della forma del proprio intero. (più tardi doveva scoprire Lorenz, Cantor, Mandelbrot, Hawking, Capra etc. etc.)
La sua mente, irrequieta e vagabonda, era capace ogni tanto di concentrare tutta l’attenzione sui minuscoli particolari del mondo alla portata delle sue dimensioni infantili, ma era ancora priva della semantica necessaria per definire e chiamare tutte le cose scoperte con il proprio nome. Il suo dialogo interiore consisteva in una trama, una microscopica sceneggiatura del mondo fin li conosciuto ed aveva per parole i fotogrammi interi delle scene che andava osservando, quantomai ricchi di colori, linee, figure e volti umani, forme animali, vegetali e minerali che tanto la meravigliavano per la loro ricchezza e varietà e, più spesso, la inquietavano.
Alzò i piedini nudi contro il cielo, allargò le braccia in un gesto di fiducioso abbandono e si sentì felice di tutto ciò che vedeva, sentiva, odorava e assaporava; felice di potere archiviare per sempre nella memoria il ricordo di tante meravigliose emozioni.
Mercoledì 26 maggio 2004“LO SPIRITO ASCOLTA SOLO QUANDO GLI SI PARLA A GESTI.
E PER GESTI NON SI INTENDONO CENNI O MOVIMENTI DEL CORPO, MA ATTI DI ASSOLUTO ABBANDONO…(CIOE’ ATTI DI ASSOLUTO ARBITRIO e/o VOLONTA’.)”
(Anche la scelta di un libro, o di una intera collana di libri, dico io, può essere un atto di puro arbitrio…)
“IL GUERRIERO NON ERIGE MAI UN PONTE PER UNIRSI AGLI ABITANTI DEL MONDO. MA SE GLI UOMINI DESIDERANO FARLO, DOVRANNO ERIGERE UN PONTE CHE CONDUCA AL GUERRIERO”.
LE AZIONI DEL GUERRIERO HANNO UNO SCOPO RECONDITO CHE NULLA HA A CHE FARE CON IL SUO TORNACONTO PERSONALE.
L’UOMO COMUNE AGISCE SOLO NELLA SPERANZA DI UN RITORNO;
IL GUERRIERO AGISCE IN NOME DELLO SPIRITO/ antichi sciamani del messico meridionale
martedì 22 febbraio 2005RIFLESSIONI con AUTORE che momentaneamente non ricordo
Mortale: - Perciò, o Dio, io ti prego, se hai un briciolo di pietà per questa tua creatura sofferente, liberami dal dover avere il libero arbitrio!
Dio: - Tu rifiuti il dono più grande che io ti abbia fatto?
Mortale: - Come puoi chiamare dono ciò che mi è stato imposto? Io ho il libero arbitrio, ma non per mia scelta. Non ho mai scelto liberamente di avere il libero arbitrio. Devo avere il libero arbitrio, che mi piaccia o no!
Dio: - Perché vorresti non averlo?
Mortale: - Perché il libero arbitrio significa responsabilità morale, e la responsabilità morale è un peso che non posso sopportare!
Dio: - Perché trovi così insopportabile la responsabilità morale?
Mortale: - Perché? A dire la verità non so spiegarne il perché; so soltanto che è così!
Dio: - D’accordo, in tal caso supponiamo che io ti assolva da ogni responsabilità morale, ma ti lasci il tuo libero arbitrio. Questo ti andrebbe?
Mortale (dopo una pausa): - No, temo di no.
Dio: - Ah, proprio come pensavo! Dunque la responsabilità morale non è l’unico aspetto del libero arbitrio che non ti và. Che cos’altro ti disturba del libero arbitrio?
Mortale: - col libero arbitrio io sono in grado di peccare e io non voglio peccare!
Dio: - Se non vuoi peccare perché pecchi?
Mortale: - Buon Dio! Non lo so perché pecco: pecco e basta! Vengono le tentazioni, e per quanto mi sforzi non riesco a resistere.
Dio: - Se è proprio vero che non riesci a resistere alle tentazioni, allora non pecchi per libera scelta, e quindi (almeno secondo me) non pecchi affatto...
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- Vicersa, se tu potessi resistere e non facessi nulla per contrastare le tue tentazioni allora peccheresti soltanto di stupidità…